Sale la tensione all'interno dell'esecutivo tuttora a lavoro per la nuova legge di bilancio, tanto che si parla di uno slittamente del consiglio dei ministri, previsto per mercoledì o al massimo giovedì: uno dei temi principali resta quello della pensione, che sta provocando non pochi scontri. L'obiettivo resta quello di abbandonare gradualmente Quota 100, ma come riferito al Messaggero da una fonte, la "partita è molto complessa", anche per quanto concerne altri ambiti. Il governo, in ogni caso, è intenzionato a tirare dritto, senza rimandare ulteriormente. "Siamo in una guerra di posizione con Lega e Pd armati", è una delle tante voci riportate dal quotidiano.
L'ipotesi tre Quote
Il tema della pensione resta al centro del dibattito, con la Lega che mal digerisce lo smantellamento di Quota 100. Per riuscire a trovare delle soluzioni, il ministero dell'Economia e delle Finanze sta cercando di raggranellare altre risorse col fine di accontentare Matteo Salvini. Il Carroccio, al momento, ha bocciato insieme ai sindacati l'introduzione di Quota 102, ossia 64 anni più 38 di contributi, per il 2022 e 104, vale a dire 66 anni più 38 di contributi, per il 2023.
Ora si parla di una uscita più graduale dalla misura varata dalla Lega, con l'adozione di tre quote: Quota 102 fissata per il 2022, Quota 103 per il 2023 e Quota 104 per il 2024 (64 anni con aumento del requisito contributivo). Una particolare attenzione, inoltre, verrà garantita nei confronti di coloro che sono impiegati in lavori usuranti.
Il leghista Claudio Durigon ha inoltre avanzato, per conto del suo partito, una proposta che mira ad una riforma strutturale delle pensioni, "con quota 41, che permetterebbe a chi ha 41 anni di contributi e 62 anni di età di andare in pensione. I costi dovrebbero essere pari a quelli preventivati. E per le donne si potrebbero prevedere agevolazioni, tra i 6 mesi e un anno, per ogni figlio". Difficile, però, che una simile idea possa convincere il resto della maggioranza.
Le altre questioni
Nell'esecutivo si discute anche su altri temi fondamentali, come il taglio delle tasse, dove i malumori sembrano essere addirittura superiori, i bonus nel settore dell'edilizia, gli ammortizzatori e la sanità. Per quanto riguarda la questione imposte, il premier ed il ministro dell'Economia Daniele Franco non intendono modificare il fondo destinato al taglio fiscale: 8 miliardi sono stati stanziati ed 8 miliardi resteranno, con buona pace di Lega, Forza Italia ed Italia Viva. Adesso lo scontro si è spostato sulla scelta delle imposte su cui intervenire.
Per quanto concerne i famosi bonus edilizi, pare essere deciso che il bonus del 110% anche per ville e villette unifamiliari non sarà mantenuto nel 2023. Confermato, invece, il provvedimento bonus facciate, che avrà però una percentuale ridotta fissata al 70 o all'80%.
Agli ammortizzatori sociali saranno invece destinati 1,5 miliardi, a cui si aggiungeranno
quelle risorse ottenute definanziando i premi cashback, per un totale di circa 3 miliardi. Un fondo abbastanza piccolo, che non sarà probabilmente sufficiente a coprire i costi di tutti gli obiettivi fissati dal governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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