La parola d’ordine è ritardo. Il decreto Rilancio è ormai stato varato, ma c’è chi si chiede quando i soldi messi a disposizione dal governo, per rimettere in moto l’economia, arriveranno davvero nelle tasche degli italiani. I dubbi sono molti. A mettere il Paese sulla difensiva è lo spettro del recente passato. Il caos sugli aiuti per i lavoratori autonomi, i ritardi sulla cassa integrazione e i tempi lunghi nell’erogazione dei prestiti garantiti, non convincono.
Esistono vere e proprie voragini nel decreto. Servono decreti e circolari per mettere in moto la macchina statale e c’è chi già è convinto che la burocrazia avrà ancora una volta la meglio sull’efficienza. Certo, per le misure appena approvate dai giallorossi ci sono fattori che potrebbero giocare a favore degli italiani: la volontà del governo di correggere gli errori già registrati e il maggior rodaggio delle strutture amministrative. Ma restano anche molte incognite, perché in vari casi si tratta comunque di creare procedure che al momento non esistono. Lo scrive il Messaggero.
È il caso, ad esempio, della procedura di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari. Qui il rischio è che la questione richieda molto tempo e che le cose vadano oltre la stagione dei raccolti in agricoltura. La strada è in discesa per l’erogazione della seconda rata del bonus da 600 euro destinato a lavoratori autonomi, professionisti e collaboratori. Le cosiddette partite Iva. L’Inps si limiterà a replicare i pagamenti precedenti. Per la successiva erogazione relativa a maggio e maggiorata alla somma di mille euro si dovrà però dimostrare l’interruzione dell’attività o la riduzione del reddito, mentre commercianti e artigiani non avranno più diritto al beneficio perché, in quanto micro imprese, passeranno a percepire il ristoro parziale delle perdite da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’impegno del governo è far arrivare questo aiuto nel mese di giugno. Troppo tardi.
Tra le varie indennità debuttano con questo decreto il reddito di emergenza e quello destinato a colf e badanti. In entrambi i casi la domanda andrà presentata all’Inps che dovrà quindi definire, con apposite circolari, procedure e modalità. Ed è qui che le cose si complicano dannatamente. I tempi non saranno immediati. Altro interrogativo: quando arriverà la cassa integrazione? Sono stati inseriti nel nuovo decreto meccanismi di semplificazione che vanno dalla possibilità di pagamento diretto, su richiesta del datore di lavoro, all’anticipo del 40% da parte dell’Istituto di previdenza.
Su questo punto è intervenuto dalle pagine del Corriere della Sera il numero uno dell’Inps, Pasquale Tridico. Il decreto Rilancio renderà operativa una procedura del tutto nuova che interesserà anche la cassa in deroga: l’istituto dovrà erogare, entro 30 giorni, un anticipo pari al 40% delle ore di cassa richieste. La platea degli interessati tocca quota 8 milioni. "Va detto che si tratta di potenziali beneficiari, parliamo cioè di prenotazioni di risorse da parte delle aziende. Diventeranno domande effettive solo dopo la fine del mese di richiesta, quando le aziende manderanno le ore di cassa effettivamente usate e gli iban dei lavoratori sui quali Inps paga".
Questa novità scatterà solo 30 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta. Tardi. Tridico spiega: "Il perché è presto detto: ci vuole un tempo tecnico per predispone il sistema, ma poi tutta la cassa verrà pagata molto prima". Per la Cig in deroga, che riguarda le aziende da 1 a 5 dipendenti, le domande non passeranno più per la regione, ma arriveranno direttamente all’Inps, che, altra novità, non dovrà più attendere che l’azienda comunichi quanti lavoratori ha messo effettivamente in Cig rispetto alla domanda.
Questo secondo Tridico permetterà un accorciamento notevole dei tempi. "Oggi l’Inps riceve l’iban dei lavoratori solo alla fine, quando questi sono stati effettivamente messi in cassa. Ora, con le nuove norme, potremo dare l’anticipo del 40%. Per velocizzare le pratiche, il decreto prevede anche che le imprese che allungano i periodi di Cig già in corso per Covid-19 non devono presentare una nuova richiesta, ma solo modificare la precedente, come fosse una precompilata".
Poi ci sono i prestiti garantiti dallo Stato. Un altro nodo dolente. Ci sarebbe l’idea di rilanciare l’intesa con le banche che finora non ha riscosso grandi risultati.
Per questo motivo viene costituito un apposito fondo di garanzia che però difficilmente vedrà la luce presto. Sempre per motivi burocratici. Richiede, infatti, la consultazione con l’Abi e un decreto del ministero dell’Economia, di concerto con il ministero del Lavoro, per il quale ci vorranno almeno 60 giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.