Pini vince l'asta per l'immobile Ferrarini con 2,76 milioni

Villa Corbelli di Rivaltella, simbolo di Ferrarini, e sede della produzione italiana di prosciutti cotti del gruppo, va alla famiglia Pini

Pini vince l'asta per l'immobile Ferrarini con 2,76 milioni

Villa Corbelli di Rivaltella, simbolo di Ferrarini, e sede della produzione italiana di prosciutti cotti del gruppo, va alla famiglia Pini. Finita all'asta dopo il pignoramento di Unicredit, l'immobile è stato assegnato alla Pini Immobiliare per il prezzo base di 2,76 milioni. Niente rilanci. Il pacchetto (villa e terreni) va al colosso della macellazione suina e delle bresaole che ha stretto da tempo un accordo con la famiglia Ferrarini per rilevare l'80% del capitale dell'azienda in cordata con Amco.

«L'acquisto della Villa di Rivaltella è il segnale più chiaro del nostro interesse per la crescita di Ferrarini», ha detto l'ad di Pini Holding, Roberto Pini, spiegando che «si tratta della migliore smentita alle fake news di delocalizzazioni di produzioni di Ferrarini, una volta ottenuta l'omologa del concordato». La prospettiva, quantomeno a medio termine, è comunque quella di una cessazione dell'attività. Il perito nominato dal Tribunale ha infatti concluso che l'utilizzo della villa come stabilimento produttivo non è legittimo. L'immobile, fin dal 2003, era stato posto a garanzia di finanziamenti bancari che sono stati rimborsati solo in parte e per questo la banca creditrice, Unicredit, ne ha chiesto il pignoramento. Fino a ieri era di proprietà di Lina Botti, vedova dell'imprenditore Lauro Ferrarini. Il paradosso sta nel fatto che l'azienda, per acquistare la villa di Rivaltella, ha versato fra il 2012 e il 2018 quasi 37 milioni agli eredi Ferrarini. Il prezzo d'acquisto, inizialmente fissato in 36,8 milioni, nel 2016 fu modificato in 40 milioni e non fu mai pagato per intero.

Villa Corbelli, però, è andata all'asta a un prezzo base di 3,68 milioni e con un'offerta minima di 2,76 milioni. Perché questo sarebbe il suo valore reale, secondo i periti del Tribunale. La valutazione di 40 milioni, si spiegherebbe «solo in quanto il contratto - spiega il Tribunale - è stato stipulato tra soggetti riconducibili alla medesima sfera di interessi personali ed economici».

Sullo sfondo, fonti vicine alla vicenda, rivelano poi che esisterebbe un accordo tra Ferrarini e Pini in base al quale «i primi rifonderebbero i secondi nel caso in cui non si aggiudicassero il concordato oppure qualora intervenisse il fallimento o non si potessero usare i terreni e le aree acquisite per edificare un nuovo stabilimento».

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