Potrebbe essere una Enel meno sbilanciata sulle rinnovabili quella che uscirà domani dalla presentazione dell'atteso piano industriale, il primo del nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo insediatosi a maggio dopo i tre mandati triennali di Francesco Starace.
«Un po' come ha appena deciso Iberdrola, Enel potrebbe scegliere di rivedere la destinazione degli investimenti. Dal 60% dedicato alle rinnovabili, con il 40% al momento allocato alla distribuzione, la percentuale potrebbe scendere», spiegano gli analisti di Barclays, stimando che gli investimenti potrebbero vedere un riequilibrio: «Sarà un fifty-fifty (50 e 50, ndr) tra i due settori».
Una scelta logica e legata all'attualità finanziaria, in particolare alla più difficile remunerazione che si sta registrando nel settore, in particolare nell'eolico. Enel dovrebbe mantenere a quota 37 miliardi il suo piano triennale di investimenti per il periodo 2024-26. E il riequilibrio degli investimenti dovrebbe essere anche geografico con una rifocalizzazione sull'Italia che non comprometterà la forza e la vocazione internazionale del gruppo.
Da rivedere i tempi del piano di cessione: Enel ha già annunciato accordi riducendo l'indebitamento netto di 6,5 miliardi, rispetto ai precedenti piani di dismissione di 12 miliardi. «È quindi evidente spiega Barclays che si sconti un ritardo sulla tabella di marcia». Ma domani dovrebbero essere chiariti i tempi delle cessioni pendenti (5,5 miliardi) e quali saranno gli obiettivi del 2024.
«Continuiamo a considerare l'uscita parziale dall'America Latina una priorità fondamentale per Enel, considerato il suo livello elevato esposizione alla regione e alla storia della volatilità dei cambi» spiegano gli analisti. «Mantenere un'ambiziosa rotazione degli asset aiuterà anche il bilancio a ridurre la leva finanziaria».
«Cercheremo di essere presenti laddove riusciamo a essere integrati, dove andiamo dalla generazione, alla distribuzione, al mercato. Perché essere integrati ci consente di correre meno rischi sui nostri investimenti», ha detto di recente Cattaneo.
Gli analisti scommettono poi su indicazioni rassicuranti su utili e cedola.
Barclays vede l'utile a 6,9 miliardi nel 2024, Morgan Stanley alza invece l'asticella a 7,5 miliardi di euro, circa il 13% oltre il consensus. Sul fronte dividendi dovrebbero esserci maggiori certezze: «La politica dei dividendi potrebbe essere mantenuta, ma con un percorso di crescita definito».
Sul fronte del titolo, il piano sarà un importante catalizzatore
per le azioni del gruppo che ieri hanno chiuso la seduta in rialzo dell'1,33 per cento a quota 6,49 euro. «Il titolo tratta a sconto del 15 per cento rispetto alla media europea del settore» conclude lo studio di Barclays.
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