Anche adesso che lui non c'è più, i registratori di cassa continuano a tintinnare ed Esselunga rimane una formidabile macchina per far soldi. Tanti soldi. Come sempre. Business ad usual, pur senza il padre-padrone Bernando Caprotti, scomparso nel settembre dello scorso anno dopo un'intera vita spesa a inventare e reinventare la grande distribuzione. E a insegnare, o meglio a far vedere ai rivali odiatissimi della Coop, come si plasma un impero miliardario con carrelli, scaffali e banconi.
Mentre gli eredi non hanno ancora trovato l'accordo se vendere il gruppo a mani straniere, così come indicato dal fondatore (una volontà che la moglie di Caprotti vorrebbe rispettare), oppure liquidare chi vuole andarsene (i figli), Esselunga ha licenziato il primo bilancio senza Bernando. Numeri più che buoni, considerando gli affanni della gdo (in particolare di quella con bandiera francese), e in generale dei consumatori italiani. Che poi sono il suo patrimonio, quella clientela da fidelizzare facendo leva sulla qualità dei prodotti, sulle iniziative promozionali e sui listini. Esselunga, lo scorso anno, si è trovata di fronte a un dilemma: che fare, con la merce consegnata dai fornitori rincarata in media dello 0,9%? Scaricare l'aggravio sui clienti? L'azienda ha preferito seguire un'altra strada, una via da tempi di deflazione: i prezzi finali hanno subìto un taglio dell'1,1%. Una mossa che ha permesso di far crescere del 4,4% la clientela e, di conseguenza, i ricavi del 3,1% a 7,54 miliardi di euro. Meno soddisfacente, a causa di alcune svalutazioni immobiliari, l'andamento degli utili netti, scesi da 291 milioni a 262 milioni, e del risultato operativo che è passato da 431 a 405 milioni, mentre il margine operativo lordo è salito a 661 da 626 milioni e l'indebitamento è stato dimezzato (da 116 milioni a 55 milioni). Cifre importanti che hanno permesso l'assunzione di 811 nuovi dipendenti e portato il totale degli organici a quota 22.741. «Il 93% del personale ha un contratto a tempo indeterminato - spiega una nota della società - , record della Gdo».
Così come quando alla guida c'era il suo patron, Esselunga ha spinto sul pedale degli investimenti: 490 milioni. Si spende ora per continuare a crescere in futuro, allargando la sfera d'influenza del gruppo con l'apertura di nuovi negozi nel Centro-Nord della penisola. Nel corso del 2016, il gruppo ne ha inaugurati quattro (a Monza, Como, Cusano Milanino e Prato), e ha dato l'addio alla storico supermarket di Milano in viale Certosa, aperto nel 1968.
Nel 2017 le new entry saranno cinque, tra cui Roma Prenestina (5 aprile) e Verona Fiera, mentre nel corso dell'anno verranno avviati i lavori per il quarto polo logistico Esselunga dopo l'acquisto in maggio dall'acciaieria Stefana del ramo d'azienda di Ospitaletto.
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