«Evitare lo spegnimento del ciclo integrale a caldo dell'ex Ilva». È l'appello che Confindustria rivolge al governo e a tutte le istituzioni coinvolte, a seguito della recente pronuncia del Tar di Lecce. Per Confindustria la decisione di interrompere la produzione di acciaio metterebbe in seria difficoltà intere filiere manifatturiere. Inoltre sarebbe vanificato in maniera traumatica il processo di investimenti intrapreso per la messa in sicurezza degli impianti. In allarme anche i sindacati. L'ulteriore peggioramento della situazione, avvenuto in questi ultimi giorni, «potrebbe generare tensioni sociali ingovernabili», scrivono i segretari generali di Fim-Cisl Fiom-Cgil Uilm-Uil, Roberto Benaglia, Francesca Re David e Rocco Palombella, in una lettera inviata ai ministri Giorgetti, Orlando, Cingolani e Franco, a cui chiedono «un incontro urgente al fine di individuare al più presto le necessarie e opportune soluzioni a questa drammatica vertenza».
I sindacati ricordano che il 13 febbraio il Tar della Puglia ha pubblicato la sentenza che rigetta i ricorsi promossi da Ilva in Amministrazione Straordinaria e da ArcelorMittal Italia contro il Comune di Taranto per l'annullamento dell'ordinanza sul rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento siderurgico. Il rigetto provocherà l'immediato avvio della procedura di spegnimento dell'area a caldo della acciaieria, da concludersi entro 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza. Arcelor ha comunque già annunciato ricorso.
Lo stop - spiegano i sindacati - avrà come conseguenza «la distruzione graduale e irreversibile degli impianti coinvolti, il blocco di tutta la produzione di laminazione per mancanza di acciaio, la sospensione di tutte le operazioni di bonifica e degli investimenti di riconversione ambientale previsti. Inoltre, a questo si aggiungerebbe la conseguente fermata di tutti gli altri stabilimenti di ArcelorMittal in Italia con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Questo oltretutto in una fase in cui filiere industriali strategiche come l'automotive e l'elettrodomestico sono già in sofferenza nell'approvvigionamento dell'acciaio».
Il 24 febbraio sciopero per i circa 3mila lavoratori in cassa Covid nonostante la parziale risalita produttiva. A questi si aggiungono i 6mila lavoratori dell'appalto che continuano a subire gravi ritardi sui pagamento.
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