Alla Fed cambia ancora l'aria: "Avanti con il rialzo dei tassi"

In forse la pausa annunciata. Bullard chiede altre due strette per un ritocco di mezzo punto entro fine anno

Alla Fed cambia ancora l'aria: "Avanti con il rialzo dei tassi"
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A poco più di tre settimane dalla riunione di giugno, gli incendiari della Federal Reserve sono in azione. Chiedono, sparigliando carte che già parevano posate sul tavolo, di non interrompere il ciclo di rialzi dei tassi d'interesse. Con l'aria che tira a Washington, dove ancora si fatica a trovare un'intesa sul rinnovo del tetto del debito e si attende l'esito dell'incontro fra il presidente Joe Biden e lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, è come giocare col fuoco. Ma all'ala dura di Eccles Building pare poco importare: benché scesa in aprile al 4,9%, il livello più basso da due anni, l'inflazione viene considerata ancora una spina nel fianco.

Con lamentazioni assortite, sostengono che le dieci strette al costo denaro, schizzato in alto di 525 punti base nel giro di poco più di un anno, non sono sufficienti per giustificare una pausa. Quel wait and see che era sembrato un punto fermo durante l'ultima riunione della banca centrale Usa, viene messo in discussione e si preannuncia come probabile terreno di scontro del prossimo meeting.

Domani la pubblicazione delle minute del Fomc metterà nero su bianco gli schieramenti dei votanti lo scorso 4 maggio, ma le ultime dichiarazioni dei membri del board della Fed non lasciano dubbi sugli orientamenti. Sulle barricate sono già saliti Lorie Logan (Fed di Dallas), Raphael Bostic (Atlanta), Neel Kashkari (Minneapolis). Tutti decisi a non mollare la presa.

Il più risoluto è però il presidente della Fed di St. Louis James Bullard, il falco per eccellenza, che ieri ha detto di prevedere altre due strette. Ipotizzando un ritocco complessivo di mezzo punto entro la fine dell'anno, il pivot si collocherebbe al 5,50-5,75%. Non è ciò che i mercati si aspettano. Soprattutto dopo che all'inizio del mese il presidente della banca centrale statunitense, Jerome Powell, aveva dato come «possibile» la messa in stand by dei tassi e sottolineato come nel comunicato finale fosse stata cancellata la frase in cui a marzo veniva ancora considerato appropriato un ulteriore irrigidimento della politica monetaria. Nell'ultima apparizione in pubblico, lo scorso venerdì, Powell si è mostrato cauto: ha ammesso che i prezzi al consumo restano elevati, ma ha anche riconosciuto che i tassi potrebbero non arrampicarsi così in alto, come inizialmente previsto, a causa delle recenti turbolenze nel settore bancario.

Tutto sembra invece già scritto alla Bce, anche se ieri il governatore della Banque de France, François Villeroy de Galhau, ha detto di aspettarsi che il tasso terminale sarà

raggiunto «non più tardi dell'estate. Nel frattempo, abbiamo tre consigli direttivi in cui potremmo decidere di alzare ancora o fare una pausa, ma non bisogna dedurre da questo una preferenza per un determinato tasso finale».

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