La Fed frena sui tassi e c'è l'ipotesi di alzarli

Pesa l'inflazione. E ora lo sguardo va alla Bce

La Fed frena sui tassi e c'è l'ipotesi di alzarli
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I verbali della Federal Reserve portano cattive notizie sul fronte dei tassi d'interesse. Si apprende, infatti, che nella riunione dello scorso primo maggio diversi membri del board della banca centrale americana hanno ipotizzato la necessità di «un rialzo dei tassi», se «reso necessario dall'inflazione» che continuano a essere deludenti. «I partecipanti hanno osservato che, mentre l'inflazione si è attenuata nell'ultimo anno, negli ultimi mesi sono mancati ulteriori progressi verso l'obiettivo del 2% del Comitato». Un bel cambio di prospettiva rispetto a quanto era previsto fino a poco tempo fa, con il numero uno di Eccles Building, Jerome Powell (in foto), che pensava di fare tre tagli ai tassi d'interesse nel corso del 2024. Ora, nella migliore delle ipotesi, i tassi americani, mantenuti fermi nell'ultima riunione al 5,25%-5,50% al livello più alto da 23 anni, rimarranno congelati agli attuali livelli elevati per più tempo. Wall Street, alla pubblicazione dei verbali, non ha avuto comunque una reazione brusca, ed è virata al ribasso per circa mezzo punto su S&P 500 e Nasdaq. Sta di fatto che l'eventualità di tassi più alti in America è da vedere con un certo timore in Europa, dal momento che la Banca centrale europea ha spesso agito in scia alla Fed per non indebolire troppo l'euro nei confronti del dollaro. Insomma, un Powell modello falco può essere cattivo ispiratore di una Christine Lagarde, a capo della Bce, che già di suo tende a prestare più ascolto ai falchi rispetto alle colombe. Tornando però agli americani, i tassi sul lungo periodo «potrebbero essere più alti di quanto precedentemente previsto». La situazione, del resto, ha diversi elementi di anomalia con un'economia che è rimasta forte nonostante le strette sul credito. Tanto dal ritenere che gli alti tassi di interesse «potrebbero avere effetti minori rispetto al passato», si legge nel verbale.

Gli economisti hanno notato che molti proprietari di case americani, ad esempio, hanno rifinanziato i loro mutui durante la pandemia e hanno bloccato tassi ipotecari molto bassi. La maggior parte delle grandi aziende ha inoltre rifinanziato il proprio debito a tassi bassi, il che ha attenuato l'impatto degli 11 rialzi dei tassi della Fed nel 2022 e nel 2023.

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