Fiat è il sogno proibito di Volkswagen

Fiat è il sogno proibito di Volkswagen

FrancofortePer un attimo è sembrato che la Volkswagen stesse trattando l'acquisto del gruppo Fiat Chrysler, tutto o in parte. Un deal gigantesco che prometteva di catapultarla al vertice della classifica dei maggiori produttori automobilistici mondiali. Ma l'ipotesi, lanciata dal mensile tedesco Manager Magazin, è stata seccamente smentita da Fiat e da Exor, la holding di casa Agnelli. Il Lingotto ha dichiarato di non aver avuto alcun colloquio con la Volkswagen su questo tema, mentre da Wolfsburg, dopo un primo rifiuto di commento, si è precisato che in questo momento all'ordine del giorno non vi sarebbero discorsi su progetti di fusione di alcun genere. La notizia ha comunque fatto bene al titolo Fiat (complici anche i dati di mercato in Europa), che ha guadagnato l'1,38%, mentre a Francoforte le azioni tedesche hanno perso il 2,1%. Fino a mercoledì, dopo l'infuocato discorso tenuto dal capo della Volkswagen, Martin Winterkorn, alla presenza di mille manager, si sapeva che il gruppo di Wolfsburg si trova di fronte all'urgente necessità di attuare un ampio programma di maggior efficienza sul mercato Usa dove lo scorso anno le vendite del gruppo Volkswagen sono diminuite del 7 per cento.
Una perdita causata sia da un aumento della concorrenza giapponese e coreana, ma anche da alcuni errori commessi dal management tedesco. L'allarme lanciato da Winterkorn ha sollevato un certo scalpore sulla stampa tedesca. Il programma prevede un risparmio di almeno 5 miliardi l'anno dal 2017 e un sensibile aumento della produttività del gruppo, diminuita negli ultimi anni nei confronti dei suoi più importanti concorrenti. Decisamente al di sotto della media è anche il profitto della Volkswagen che lo scorso anno è sceso al 2,9%, contro l'8% della Toyota. E il produttore giapponese, numero uno a livello mondiale, ha circa la metà di addetti del rivale europeo. Dopo il discorso di Winterkorn anche le maestranze di Volkswagen sono ora comprensibilmente in allarme.
Le difficoltà negli Usa, secondo un'analisi del periodico americano Business Insider, sono dovute a diversi fattori: modelli non adatti rispetto alle esigenze dell'automobilista americano, nonché troppo cari, e una rete di distribuzione insufficiente insieme alla perdita di valore dell'usato. Tutto questo non è una novità, come denunciato all'inizio dell'anno dal presidente del consiglio aziendale del gruppo, il sindacalista Bernd Osterloh.
Il fatto che il possibile piano del patriarca Ferdinand Piëch, nipote dell'inventore del Maggiolino, sia stato ripreso da Manager Magazin a due giorni di distanza dal discorso di Winterkorn, non può essere un caso. È evidente, ma questo si sapeva già, che Piëch non ha mai rinunciato al suo progetto di mettere le mani su Alfa Romeo, mentre ora gli farebbe gola anche Jeep. È il suo chiodo fisso e non glielo toglierà nessuno finché ci sarà.

Anche perché, a ben vedere, più delle misure di risparmio, sarebbe questo l'unico modo per consentire a Volkswagen il sorpasso su Toyota entro la scadenza del 2018 fissata dall'ad Winterkorn. Tornando al possibile progetto di Piëch, secondo l'esperto Ferdinand Dudenhoeffer, l'operazione darebbe vita a un colosso che Volkswagen difficilmente riuscirebbe a gestire.

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