Non hanno filiali, ma attirano comunque decine di migliaia di clienti. Sono le challenger bank: istituti finanziari che sfidano il sistema bancario tradizionale con i propri servizi esclusivamente attraverso app e smartphone.
In Italia sono 12 (Hype, Widiba, Illimity, Tinaba, Banca Progetto, Banca CF+, GBank, Tot, Guber, ViviBanca, CherryBank, Banca Aidexa, Widiba). Una sola è quotata (Illimity). E, in generale, non vanno confuse con banche come Fineco e Mediolanum che pur avendo servizi digitali di ultima generazione hanno anche filiali fisiche. Tra l'altro, le principali differenze strutturali fra le challenger bank e gli istituti di credito risiedono nell'incidenza del costo del lavoro e delle spese generali sul totale ricavi. La prima è minore per le challenger che, di contro, registrano una maggiore incidenza delle spese generali.
A scattare la fotografia del nuovo settore bancario è l'Area Studi Mediobanca che ha presentato ieri il secondo capitolo di una serie programmata di report sul mondo FinTech. Un focus sulle 96 challenger bank del Vecchio Continente. Realtà che, grazie alla forte connotazione tecnologica, all'assenza di filiali fisiche e a una dotazione di personale molto contenuta "possono applicare alla propria clientela costi inferiori, con pacchetti base spesso gratuiti che attraggono soprattutto i millennials" spiega il report.
L'Italia con le sue 12 challenger è il paese più rappresentato dopo il Regno Unito (36) insieme alla Francia (12); seguono Germania (8) e Spagna (7).
Gli operatori italiani sono però di dimensioni minori e presentano valori inferiori alla media per ricavi e totale attivo. Nel loro piccolo, le fintech italiane hanno però brillantemente superato il primo anno pandemico con crescite a doppia cifra sia del margine di intermediazione (+42,2% sul 2019), sia del risultato operativo, mentre il contenimento delle perdite sui crediti (passate da -31,3 milioni del 2019 ai -10,3 milioni del 2020) ha contribuito al miglioramento del risultato netto. Nel 2021 le maggiori rettifiche dei crediti hanno frenato la buona dinamica - che permane comunque positiva - a livello di margine di intermediazione (+22,8% sul 2020) e risultato operativo (+75,2%), con il risultato netto che è migliorato del +63,1%. Anche il Roe è cresciuto di quasi +4 punti percentuali, portandosi al 9,4% nel 2021. Ugualmente positive nel 2020 le performance dello stato patrimoniale, con la crescita dei crediti verso i clienti (+38,8% sul 2019) e del totale attivo aggregato (+35%) che ha parzialmente perso slancio nel 2021, pur mantenendosi a doppia cifra (+42,4% i crediti verso i clienti e +18,2% il totale attivo sul 2020).
Sul fronte italiano è però
da registrare la resistenza degli utenti al cambiamento. Il Paese si posiziona nelle retrovie per utilizzo dei servizi bancari online: il 45% degli italiani, contro una media Ue del 58% e punte del 90% nei Paesi del Nord.
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