First Republic a picco (-44%). Torna la paura a Wall Street

Pesa la fuga dei depositi, allo studio cessioni per 100 miliardi. Ubs: "Closing sul Credit Suisse a maggio"

First Republic a picco (-44%). Torna la paura a Wall Street

Nuovo terremoto nel credito americano: a circa un mese di distanza dalla crisi di Silicon Valley Bank e Signature Bank, l'epicentro torna a essere First Republic, già al centro di una operazione di salvataggio con una massiccia iniezione di liquidità. Ieri il titolo dell'istituto regionale statunitense è affondato a Wall Street, dove è arrivato a perdere il 44% dopo una sospensione per eccesso di volatilità.

A gelare il sangue agli investitori è stata la trimestrale di First Republic, che ha evidenziato una fuga di depositi record da 100 miliardi di dollari. La banca ha ora 173 miliardi in prestiti e 70 miliardi in depositi, al netto dei 30 che ha ricevuto da un consorzio di banche accorse in suo soccorso. Per cercare di rimediare a una situazione che rischia di diventare esplosiva la banca, secondo l'agenzia Bloomberg, starebbe quindi valutando di vendere fino a 100 miliardi di dollari in asset, come parte di un aggressivo piano di ristrutturazione. Lo choc bancario, insieme a dati macro poco confortanti (la fiducia dei consumatori Usa è ai minimi da 9 mesi, per il timore di una recessione) ha così fatto avvitare le Borse: alle ore 20 italiane il Dow Jones perdeva lo 0,94%, l'S&P 500 l'-1,34% e il Nasdaq l'1,6 per cento.

Ma le cose per il settore del credito non sono andate meglio in Europa. Dove Ubs ha visto crollare l'utile trimestrale del 52% a 1,3 miliardi di dollari (pari a 1,2 miliardi di euro), per effetto di accantonamenti da 665 milioni legati ad alcuni contenziosi legali che si trascinano negli Stati Uniti. La banca è inoltre impegnata a digerire l'acquisto-salvataggio dell'ex rivale Credit Suisse, pilotato nel weekend del 18-19 marzo dal governo elvetico. Ubs punta a chiudere l'operazione nel secondo trimestre e, con «molta probabilità a fine maggio», ha detto ieri l'ad Sergio Ermotti tornato al vertice del gruppo. La combinazione Ubs-Credit Suisse «presenta un'opportunità unica» di generare valore a lungo termine, ha proseguito il banchiere, assicurando ai dipendenti che «al momento non ci sarà «bisogno di licenziamenti immediati».

Nei primi tre mesi dell'anno sono stati riacquistati 1,3 miliardi di dollari di azioni ma ora la banca ha interrotto il buy back per concentrare le forze sull'acquisizione del Credit Suisse: i piani sono «temporaneamente sospesi ma non sono annullati», ha assicurato l'ad agli analisti finanziari. In ogni caso i risultati non sono piaciuti alla Borsa, e Ubs in avvio di seduta a Zurigo, ha ceduto oltre il 5% per poi terminare in ribasso del 2,1%.

Il combinato disposto di First Republic e Credit Suisse ha finito per zavorrare il settore del credito anche nel resto d'Europa: in Piazza Affari Banco Bpm ha perso il 3%, Unicredit il 2,7% e Intesa Sanpaolo l'1,8 per cento.

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