Frenano le economie mondiali, sarà la Germania l'epicentro di una nuova crisi

Fitch taglia il rating di Deutsche Bank e la produzione industriale tedesca continua a scendere: così la Germania rischia di essere l'epicentro di una nuova crisi globale

Frenano le economie mondiali, sarà la Germania l'epicentro di una nuova crisi

Altro che letterina da Bruxelles. L’Europa rischia di essere l’epicentro di una nuova crisi globale, ancora più grave di quella iniziata nel 2007. E a provocare il collasso del sistema potrebbe essere proprio la Germania. L’economia traino del continente continua a rallentare. Calano produzione industriale e bilancia commerciale. Sono impietosi i dati degli ultimi mesi che hanno fatto registrare un crollo del 3,7% nelle esportazioni e un -1,3% sull’import. Non solo. Secondo un’analisi di Libero la Deutsche Bank rischia di essere la nuova Lehmann Brothers.

Il primo istituto bancario tedesco, che negli ultimi anni è stato anche al centro di uno scandalo sul riciclaggio di denaro sporco verso conti off-shore, collegato all’inchiesta sui Panama Papers, ha già dichiarato di avere 6 miliardi di debiti e in più sarebbe imbottito di titoli tossici. L’esposizione in derivati è arrivata ad oltre 48mila miliardi. Per avere un’idea della grandezza della cifra, stiamo parlando di un numero pari a 27 volte il Pil del nostro Paese.

È notizia di qualche giorno fa il declassamento da parte dell’agenzia Fitch che ha abbassato a tripla B il rating della banca per i problemi riscontrati nell’attuale modello di business. Ma Berlino non è sola. L’indice dell’Ocse, nei giorni scorsi, ha segnalato il rallentamento della crescita nelle maggiori economie del globo. Nella lista ci sono Stati Uniti, Giappone, Canada e tutta l’area euro, con Germania e Italia a guidare la classifica. E per il futuro domina l’incertezza tra l’escalation delle guerre commerciali tra Usa, Cina e la stessa Germania, e il timore di un’uscita disordinata della Gran Bretagna dall’Ue.

Il problema, però, spiega lo stesso quotidiano, è globale e si chiama debito. Quello mondiale nei primi tre mesi del 2018 è aumentato di 8mila miliardi di dollari ed ha toccato quota 247mila miliardi: sarebbe a dire il 318% del Pil delle economie dei Paesi sviluppati. Secondo Libero la cifra mastodontica è il risultato di una politica economica che per decenni ha immesso nel sistema denaro a basso costo che ha reso i mercati legati a doppio filo alla politica monetaria delle banche centrali.

Montagne di soldi che non hanno contribuito allo sviluppo dell’economia reale, ma soltanto ad alimentare la speculazione, generando sempre più debito pubblico. Il risultato è la creazione di una nuova bolla speculativa pronta a scoppiare da un momento all’altro.

In un quadro del genere il taglio dei tassi può essere soltanto un palliativo, messo in campo nel tentativo di rimandare il più possibile un epilogo che si preannuncia peggiore di quello del 2007.

La ripresa quindi, se c’è mai stata, a breve potrebbe lasciare spazio ad un nuovo crollo dell’economia.

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