Cresce e si rafforza l'asse energetico tra Italia e Africa. L'Eni ha inaugurato ieri in Congo il primo progetto di gas liquefatto del Paese ampliando il parterre delle iniziative per la diversificazione degli approvvigionamenti alternativi alle forniture russe.
Alla posa della prima pietra, a Pointe-Noire, con l'ad Claudio Descalzi era presente il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou Nguesso. Il progetto avrà una capacità complessiva di produzione di gas naturale liquefatto di 3 milioni di tonnellate all'anno (circa 4,5 miliardi di metri cubi) e prevede l'installazione di due impianti galleggianti di liquefazione del gas naturale sui giacimenti di Nenè e Litchendjili, già in produzione, e sulle scoperte non ancora sviluppate.
Il primo impianto, attualmente in corso di riconversione e con una capacità di 0,6 milioni di tonnellate per anno, avvierà la produzione nel corso di quest'anno. Il secondo, già in costruzione, sarà avviato nel 2025 e avrà una capacità di 2,4 milioni di tonnellate per anno.
«Un risultato ha detto Descalzi - che testimonia l'importanza delle alleanze di lungo termine con i partner africani in una fase in cui occorre compiere importanti scelte strategiche sulla futura diversificazione delle rotte di approvvigionamento e dei mix energetici europei, nella direzione della accessibilità e disponibilità energetica e della progressiva decarbonizzazione».
In coppia con i giacimenti di Marine XII, il nuovo impianto non solo esporterà gnl, ma permetterà inoltre di soddisfare le esigenze del Paese per la produzione di energia elettrica. Eni è presente in Congo dagli anni '50 ed è, ad oggi, l'unica società attiva nello sviluppo delle sue risorse di gas, garantendo il 70% della produzione di energia elettrica nazionale attraverso la Centrale Electrique du Congo. Una politica, quella che implica anche lo sviluppo locale, da sempre scelta da Eni e fortemente perseguita da Descalzi nel corso dei suoi tre mandati.
Oltre al gnl, la società è impegnata a favorire la transizione energetica nel Paese e vi ha fondato il Centro di eccellenza per le energie rinnovabili, inoltre, sta sviluppando iniziative di produzione di agri-feedstock (materie prime agricole) non in competizione con la filiera alimentare, da destinare alla bioraffinazione.
Un ulteriore rafforzamento dell'asse tra Italia e Africa avviato negli anni '50, ma cresciuto moltissimo negli ultimi mesi grazie agli accordi in Algeria per la sostituzione del gas russo.
Nel complesso il Cane a sei zampe è presente in 14 paesi africani tra cui Egitto, Nigeria, Libia, Algeria e Repubblica del Congo, Angola e Mozambico.
Il suo ruolo e la sua politica industriale sono fondamentali per concretizzare il «piano Mattei» voluto dalla premier Giorgia Meloni e che punterebbe a fare dell'Italia un vero hub del gas europeo.In una Piazza Affari negativa (-1%), ieri il titolo del Cane a sei zampe ha lasciato sul terreno l'1,48% a 13,61 euro.
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