La Germania ha paura di rimanere con il rubinetto del gas chiuso e in Italia i timori sono molto simili. Inizia oggi la prevista manutenzione al gasdotto Nord Stream 1 (durerà fino al 21 luglio) ma quel che preoccupa è lo sguardo verso la prossima stagione invernale. L'Eni ha appena fatto sapere che la Russia ha già ridotto "di un terzo le forniture all'Italia rispetto alla media degli ultimi giorni. Gazprom ha comunicato che per la giornata di oggi fornirà a Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi al giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi al giorno".
I livelli di allarme
Dal momento che il taglio completo delle forniture dalla Russia diventa sempre più probabile per tutta l'Ue, il nostro governo sta iniziando a pensare a quali misure adottare: si dovranno necessariamente ridurre i consumi sia per il riscaldamento di uffici e abitazioni private e alcune strade potrebbero rimanere al buio nelle ore notturne. E poi, per forza di cose, centrali a carbone al massimo anche se la loro chiusura era prevista fra tre anni. Siamo ancora al primo stadio di allarme, chiamato "early warning" (allerta precoce per la riduzione delle importazioni come accade attualmente) ma potremmo raggiungere gli altri due livelli nelle prossime settimane: a quel punto scatterebbe la fase di "alert" se la situazione peggiorasse all'improvviso con una interruzione improvvisa del gas o nel caso di una serie di eventi climatici sfavorevoli ed eccezionali. La terza fase e quella più critica, d'emergenza, si verifica "quando la fornitura di gas è insufficiente a soddisfare la domanda e si attiva in caso di una di sei condizioni che vanno dai giorni consecutivi di allarme al raggiungimento del limite di volume erogato oltre il quale si verifica l’utilizzo dello stoccaggio strategico", ricorda IlSole24Ore. Fin quando non avremo trovato le nostre strade alternative a Mosca, la questione del gas rimane prioritaria.
La situazione italiana
Come accennato, prima di sapere da quali Paesi arriveranno (e quando) le forniture necessarie a coprire il nostro fabbisogno, girano nuovamente al massimo gli impianti a carbone della Sardegna (ce ne sono due) e quelli di Monfalcone (Friuli), Venezia, Civitavecchia e Brindisi. Come ricorda Repubblica, nelle ultime settimane riescono a produrre l’8% di energia elettrica, in pratica già il doppio rispetto agli ultimi anni. È ancora poco e bisognerà riuscire a sostiture la mancanza di almeno 5 miliardi di metri cubi di gas.
La stretta sui condizionatori
Come abbiamo visto sul Giornale, neanche due mesi fa è arrivata la stretta sui condizionatori e pompe di calore: non bisogna superare i 27 gradi d'estate e i 19 d'inverno. La misura sarà valida fino al mese di aprile del prossimo anno, motivo per cui quest'inverno possiamo scordarci gli edifici a 21-22 gradi se non di più. Questi limiti, al momento, riguardano gli uffici ma il governo ha intenzione di ampliarli anche ai privati (con quali controlli, però, non si sa). Tutte queste misure rappresentano soltanto la prima fase di preallarme: se la situazione gas dovesse peggiorare si passerebbe alle fasi successive ancora più restrittive tra le quali rientrerebbero le interruzioni delle forniture a numerose industrie quali cementifici, acciaierie ma anche ceramica e vetro.
30 miliardi contro la crisi
Se la situazione dovesse precipitare, poi, dovremmo utilizzare per forza di cose le riserve strategiche, cioè quei depositi dove si accumula il gas d'estate che viene poi utilizzato nella stagione invernale.
Per adesso, il governo prevede di stanziare circa 30 miliardi di euro per l'aiuto di famiglie e imprese in difficoltà. È chiaro che questa cifra andrà rivista e implementata, da sola non potrà bastare ad abbattere il rincaro dovuto alla crisi internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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