Come dovrebbe essere il banchiere che vorrei? Come Peter Amadeo Giannini. Nasce in California, nel 1870 da genitori italiani. Suo padre fu ucciso per un dollaro non restituito. Fu un trauma: giurò che avrebbe aiutato quante più persone possibili. Fondò la sua banca e la chiamò Bank of Italy. Giannini divenne il «banchiere dei poveri». Il 18 aprile 1906 un terremoto violentissimo distrusse San Francisco. Giannini prese un tavolo e lo piazzò in mezzo alla folla. Sopra un un cartello: «Bank of Italy: aperto ai clienti». Offrì soldi per la ricostruzione. A chi gli chiedeva come avrebbe fatto con le garanzie, rispose che avrebbe dato i suoi soldi «on a face and a signature» , «ad un volto ed una firma». Con lui la banca divenne per tutti. Da San Francisco la sua attività si allargò a tutta la California, poi nel resto degli Stati Uniti. I mutui per la casa, i prestiti per comprare un'auto, prima di Giannini non esistevano. Finanziò la costruzione del Golden Gate. Nel 1919 fondò la Banca d'America e d'Italia e nel 1927 cambiò nome nell'attuale Bank of America. Il banchiere degli umili era diventato il banchiere di tutti. È lui a finanziare i primi passi di Hewlett e Packard, che nel garage di Palo Alto, gettano le basi di HP e dei moderni computer. È lui che dopo la guerra agevola gli aiuti all'Italia del Piano Marshall con prestiti senza interesse. Giannini aiuta anche Charlie Chaplin, un giovanissimo Walt Disney e Franck Capra. Quando muore, nel 1949 a 79 anni, la sua Bank of America è la prima al mondo. Avrebbe potuto essere miliardario, il suo patrimonio viene invece valutato meno di 500mila dollari. Per anni non aveva voluto stipendio. Senza Giannini tanto del mondo che conosciamo non sarebbe esistito. Lui era un banchiere. Un semplice banchiere.
Ma con il suo modo di fare banca ha cambiato il mondo. A lui dovrebbero ispirarsi i banchieri di oggi. Di questo si parlerà nel corso della trasmissione Mercati che Fare in onda domenica alle 14.30 su TgCom24.leopoldo.gasbarro@me.com
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