Goldman Sachs e Wall Street adesso sono contro Trump

Donald Trump ha oltrepassato un limite e questo sembra non essere andato giù a Goldman Sachs e più in generale a Wall Street

Goldman Sachs e Wall Street adesso sono contro Trump

Sono arrivati due “avvisi” da parte del mondo finanziario americano diretti al neo Presidente degli Stati Uniti. Bloomberg, il portale d’informazione prediletto di investitori e speculatori, è uscito oggi con due pezzi volutamente allarmistici sul futuro andamento dell’economia americana e mondiale. Uno di questi è titolato “Gli economisti di Goldman Sachs iniziano ad essere preoccupati per il Presidente Trump”. Un incipit che suona quasi come una minaccia. Nel pezzo si legge come l’iniziale ottimismo di mercati e investitori per le promesse del tycoon sui tagli alle tasse e ad una sostanziale defiscalizzazione del Paese sia stato progressivamente sostituito da un pessimismo quasi ineluttabile. Le priorità del Presidente nelle prime settimane di amministrazione sono infatti state altre. La chiarificazione dei rapporti commerciali con l’estero, che vede il principio dell’ “America agli americani” come cardine e il passo indietro nei confronti dell’immigrazione. Ovvero la fine dell’immagine degli States come patria delle nuove opportunità e la chiusura degli stessi per rivalutare il proprio ruolo nel mondo.

Priorità che non sono piaciute a chi, per propria natura, ha sempre guadagnato dal processo di apertura dei mercati e globalizzazione. Come appunto Goldman Sachs. In una nota pubblicata la scorsa settimana gli economisti della banca d’affari americana hanno così scritto: “A seguito delle elezioni, i sentimenti positivi tra gli investitori e i consumatori suggerivano che ci fosse maggiore probabilità di vedere il taglio delle tasse e una più facile regolamentazione piuttosto che le restrizioni al commercio e all’immigrazione”. Nel particolare gli economisti di Goldman Sachs hanno sottolineato come tre fattori abbiano portato il mondo finanziario ad essere “molto più cauto”. La lotta all’Obamacare, la polarizzazione tra i repubblicani e i democratici a seguito del “muslim ban” e la “rottura” dei mercati. Queste tre “piaghe” finanziarie sembrano quasi costituire un climax ascendente, come furono quelle bibliche d’Egitto d’altronde. Il tragico scenario prospettato da Goldman Sachs è ben nitido e delineato: ci sarà crisi politica dovuta al “muslim ban” e alla lotta all’Obamacare, la polarizzazione partitica creerà un impasse al Congresso. L’instabilità politica causerà infine un crollo dei mercati. Al pari di Cassandra Goldman Sachs è diventata profetessa di sventure.

In un altro pezzo, sempre uscito su Bloomberg, si legge come “cinque grafici dimostrano che non tutto sta andando bene sui mercati”. In questo caso Bloomberg tira fuori improbabili indici, mai visti in precedenza, per dimostrare come l’andamento dei mercati, sulla carta più che positivo, contenga in realtà i germi della crisi. Il primo grafico riguarda infatti l’andamento delle “storie dei media”. In pratica Bloomberg ha ricavato, non si sa in base a quale formula matematica, un indice che mostra l’andamento dell’incertezza all’interno delle notizie passate dai media. Gli altri “indici” riguardano nell’ordine l’ansietà degli investitori americani, la domanda di protezionismo, il mercato dell’oro in relazione all’ansietà degli investitori e dulcis in fundo il rialzo dei tassi d’interesse indicherebbe una vicina instabilità finanziaria. Dovrebbe essere comprensibile ai più come questi cinque indicatori, già per loro natura discutibili, siano tenuti assieme più per fantasia che per reali eventi. Una completa analisi di futuri scenari economici dovrebbe comprendere anche ciò che fa parte del dominio dell’economia reale. Previsioni del tasso di occupazione e disoccupazione, livello di produzione industriale e indice dei risparmi e consumi. Bloomberg non prende in considerazione nessuna di queste variabili, svuotando così di senso l’analisi proposta.

Con buona probabilità si tratta invece di un attacco, l’ennesimo, fatto dal

gotha del mondo finanziario, che ancora non si era sbilanciato sul nuovo Presidente. Trump ha davvero fatto un passo indietro rispetto al processo di globalizzazione e questo potrebbe avergli creato intorno nuovi nemici.

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