Un ruolo da protagoniste nella transizione energetica e una forte spinta all'internazionalizzazione salvano i conti (e i dividendi) di Snam ed Enel - entrambe controllate in ultima istanza dal ministero dell'Eoconomia - dall'effetto Covid. Due le direttrici di sviluppo: la società guidata da Marco Alverà è fortemente impegnata nella rivoluzione a idrogeno con un nuovo sviluppo negli Emirati Arabi e, il gruppo energetico di Francesco Starace concentrato nella transizione all'elettrico, le rinnovabili e il digitale con una presenza capillare soprattutto Oltreoceano.
Guardando ai numeri, il gruppo delle infrastrutture energetiche (che il 25 novembre presenterà il nuovo business plan) ha messo a segno, nei nove mesi, ricavi in crescita del 3,9% a 2,03 miliardi. L'ebitda adjusted ha raggiunto 1,67 miliardi (+0,5%) e l'ebit è sceso a 1,10 miliardi (-1,8%). L'utile netto adjusted si è attestato a 873 milioni (+0,7%), battendo le previsioni del consenso di 867 milioni. Il gruppo guidato da Alverà ha realizzato investimenti tecnici per 762 milioni (+17,2%), di cui 185 milioni in innovazione e transizione energetica con il progetto SnamTec. Inoltre, ha deliberato la distribuzione di un acconto sul dividendo 2020 di 0,0998 euro per azione (con pagamento a partire dal 20 gennaio 2021) in aumento rispetto al primo acconto dello scorso anno di 0,095 euro per una cedola unitaria totale di 0,2376 euro. Per il 2020 prevede di pagare 0,2495 euro per azione.
«Siamo sempre più forti nella transizione energetica grazie alle acquisizioni nel biometano e nell'efficienza energetica pubblica e privata in Italia e all'avvio della nostra prima iniziativa nell'idrogeno verde con Itm Power", ha commentato Alverà.
Quanto a Enel, nei nove mesi, sono scesi i ricavi a 48 miliardi (-19%) a causa della minor vendita di elettricità e gas, ma hanno tenuto i margini ed è salito l'utile netto con l'onda della pandemia, che ha colpito in maniera più forte la controllata Enel Americas. Un quadro che ha permesso al gruppo di deliberare un acconto sul dividendo 2020 pari a 0,175 euro per azione, che sarà messo in pagamento dal 20 gennaio 2021, in crescita del 9,4% rispetto all'acconto distribuito a gennaio 2020. Il cda ha confermato la politica di remunerazione degli azionisti, come da Piano Strategico 2020-2022. E, nel complesso, il direttore finanziario De Paoli ha chiarito che non c'è alcun rischio futuro sul dividendo a causa della pandemia.
Da segnalare la forte crescita dell'ebit che sfiora i 7 miliardi (+66,1%) grazie alla differenza tra i maggiori adeguamenti di valore effettuati nei primi nove mesi del 2019 su alcuni impianti a carbone in Italia, Spagna, Cile e Russia, rispetto a quelli rilevati nei primi nove mesi del 2020. E riconducibili, in particolare, all'impianto di Bocamina II in Cile, dismesso in anticipo. Operazione, in linea con i piani di decarbonizzazione, che ha aiutato il risultato netto schizzato a 2,9 miliardi, ben il 259,% in più rispetto agli 813 milioni nei primi nove mesi del 2019. L'utile netto ordinario del gruppo è salito a 3,6 miliardi (+9%).
Confermati i piani al 2022, per la restante parte del 2020 sono previsti: l'accelerazione degli investimenti nelle energie rinnovabili, in particolare in America Latina e Nord America; ulteriori progressi nella digitalizzazione delle reti di distribuzione; l'incremento degli investimenti dedicati all'elettrificazione dei consumi..Da segnalare, infine, per entrambe le società, un aumento dell'indebitamento finanziario netto a settembre: 12,80 miliardi, da 11,92 miliardi (Snam) e 48,9 miliardi ( +8,4%) per Enel.
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