I falchi Ue tagliano il Recovery fund

Berlino e i frugali per un plafond di 500 miliardi. L'Italia cerca la soluzione ponte

I falchi Ue tagliano il Recovery fund

All'Italia serve una soluzione ponte. Prestiti erogati prima del 2021, quando arriveranno le risorse del Recovery fund, che consentano di evitare il ricorso alla nuova linea di credito del Mes.

Sarà questo uno dei temi che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte affronterà oggi durante la bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel, in vista del Consiglio europeo sul «Next generation Ue» e sul bilancio pluriennale dell'Unione che si terrà venerdì e sabato.

A rendere necessaria un finanziamento su tempi brevi, oltre a quelli già in agenda della Bei e dello Sure, lo stato dei conti pubblici e la necessità di limitare il ricorso ai mercati finanziari, anche alla luce dei risultati dell'ultima emissione dei Btp Futura, che non sono stati brillanti.

Altro grande tema, è l'entità del Recovery fund. L'Italia ufficialmente ha scelto come linea del Piave la proposta della Commissione Europea, un piano da 750 miliardi tra prestiti e aiuti. Ma è noto che la Germania intende sfruttare il semestre di guida dell'Ue da un lato per accelerare e trovare un accordo entro luglio, dall'altro per riportare il piano alle cifre contenute nella proposta franco tedesca: 500 miliardi di finanziamenti a fondo perduto. Niente 250 miliardi di prestiti anticipati dall'esecutivo Ue e girati agli Stati bisognosi. Proposta che può creare qualche problema al governo italiano, perché renderebbe ancora più necessario il ricorso alla nuova linea di credito del Meccanismo europeo di stabilità, legata alle spese sanitarie dirette e indirette.

Sul fronte opposto della trattativa ci sono ancora i cosiddetti Paesi «frugali», capeggiati da Olanda e Austria. Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz anche ieri si è espresso per una soluzione che non porti in nessun modo a una mutualizzazione del debito. Ma anche per una riduzione dell'entità del piano, in linea su questo con Berlino. «Non dobbiamo tirare fuori cifre sempre più alte, ma accertarci che gli aiuti vengano investiti nel modo giusto», ha detto al Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Secondo Kurz, il problema «non è tanto il denaro» visto che «anche i Paesi particolarmente colpiti» dalla crisi del coronavirus «possono finanziarsi ai mercati a buone condizioni. L'Italia non paga per i suoi titoli di Stato neanche l'1,1% di interessi, la metà dell'Austria ai tempi della crisi finanziaria».

È importante il controllo su come verranno spesi gli aiuti. Kurz si dice favorevole a investire in «ecologia, digitalizzazione e nel sostegno alle riforme». Il controllo deve essere fatto da una struttura «snella, efficiente e non burocratica».

Il premier di Vienna non ha risparmiato frecciate all'Italia. Ha auspicato che il governo di Roma adotti scelte precise: «Bisogna andare nella direzione del programma di riforme dell'Italia: abbattimento della burocrazia, lotta contro l'evasione fiscale, sistemi economici competitivi». In altri Paesi, «in Spagna, Portogallo o Irlanda abbiamo vissuto riforme intense sotto la pressione dei programmi d'aiuto». In Grecia «non dovremmo neanche parlare a lungo di condizioni: il nuovo premier Kyriakos Mitsotakis le riforme le fa da solo».

Per quanto riguarda l'Italia, «i vicini si conoscono bene» e «in

passato i programmi di stimolo promossi dall'Europa non hanno prodotto i risultati sperati. Il Paese adesso ha l'esigenza primaria di contrastare l'economia illegale e lamenta sistemi non competitivi, dalle pensioni al lavoro».

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