Prima non notizia: Ita Airways a maggio 2022 perdeva quasi due milioni al giorno, secondo le peggiori pratiche di Alitalia dalle cui ceneri è nata sposandone subito i consueti metodi. Seconda non notizia: la vendita prevista dell'ex compagnia di bandiera, nelle intenzioni del Tesoro, dovrebbe avvenire con la formula della privatizzazione a metà. Anche in questo caso, per rimanere ben ancorati al vizio italico.
Infatti, nel caso di vendita a Certares come assai prevedibile (600 milioni di euro per il 55% della torta) lo Stato italiano manterrebbe due membri su cinque nel cda, la possibilità di nomina del presidente e, più in generale, una più che discreta influenza nelle scelte industriali e, dunque, strategiche. I tedeschi di Lufthansa con il partner Msc non hanno potuto che prendere atto dell'italica volontà. Per loro il sistema della cogestione fra pubblico e privato stride con la formula di un investimento vincente. In soldoni: quella che si sta prefigurando ovvero l'accordo fra Tesoro e Certares, non è una vera privatizzazione. Non è una privatizzazione totale come ho avuto modo di leggere nelle dichiarazioni di Carsten Spohr, ad di Lufthansa. Si può non condividere il suo pensiero? Alla luce di quel che parrebbe proprio essere in atto, con l'operazione Ita Airways si va procedendo all'ennesima privatizzazione solo sulla carta.
La storia, purtroppo, è nota: in Italia proprio non riusciamo a tagliare il cordone ombelicale. Lo Stato, in un modo o nell'altro, vuole restare protagonista delle partite economico/finanziarie che riguardano le sue storiche creature seppur, come dimostra la storia, non abbia mai dimostrato di essere un virtuoso imprenditore.
Con la circostanza, non proprio irrilevante, che a pagare i danni di spese fuori controllo sono i cittadini/contribuenti. Si pensava, forse smemorati, che finalmente con la vendita di Ita la messa delle finte privatizzazioni fosse finita. Invece nessuna vera Ita missa est!".
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