Ita, vince la gara il tandem Usa-Francia

Il governo sceglie l'alleanza con Air France e scarta Lufthansa. Al fondo Certares il 55%

Ita, vince la gara il tandem Usa-Francia

Per la cessione di Ita Airways il ministero dell'Economia e delle Finanze ha scelto di avviare un negoziato in esclusiva con il fondo statunitense Certares - che si avvale della collaborazione operativa e commerciale di Air France e Delta - la cui offerta è stata ritenuta maggiormente rispondente agli obiettivi fissati. Il comunicato del Mef si chiude con una frase che si presta a ogni tipo d'interpretazione: Alla conclusione del negoziato in esclusiva si procederà alla sottoscrizione di accordi vincolanti solo in presenza di contenuti pienamente soddisfacenti per l'azionista pubblico. Ogni scenario è immaginabile, dunque, e la cessione non è scontata. O il fondo farà esattamente tutto quello che chiede il governo che quindi si è costruito una bella facoltà - oppure tutta la faccenda tornerà, come nel gioco dell'oca, alla partenza.

Paradossalmente della proposta di Certares che ha battuto quella di Msc-Lufthansa, non si sa molto. Si tratta di un'operazione con connotati più finanziari che industriali, Certares è un fondo specializzato nei settori trasporti-turismo-viaggi, con partecipazioni in colossi del settore (da American Express a Tripadvisor, da Global business travel a Hertz) e il suo disegno è quello di veicolare attraverso le proprie piattaforme i biglietti di Ita, specie dal mercato americano. Con Air France che ieri si è detta disponibile a prendere in considerazione un ingresso in minoranza nel medio termine potrebbe valorizzare l'hub di Fiumicino, con Delta i collegamenti transatlantici; entrambe sono partner di Ita in SkyTeam.

La proposta di Msc-Lh aveva nell'intermodalità uno dei grandi punti di forza: ieri dal quartier generale degli sconfitti è uscita una nota puntuta: Dal nostro punto di vista la nostra offerta era e continua ad essere la soluzione migliore per Ita.

Uno dei punti di differenza erano poi le quote: Msc-Lh avrebbero tenuto l'80% versando circa 800 milioni, Certares si accontenta del 55% (per una cifra ipotizzata in 600 milioni) lasciando al Mef, oltre al 45% del capitale, due posti in cda su cinque, la scelta del presidente (ma con quali deleghe?) e non meglio identificati poteri di indirizzo e di veto. Strana privatizzazione, viene da osservare, se il soggetto pubblico mantiene una quota così consistente. Lo fa sicuramente nell'interesse della bandiera nazionale; tuttavia, visto che Ita come la vecchia Alitalia perde ancora un sacco di soldi (ultimo dato: due milioni al giorno nei pochi mesi operativi del 2021), ciò significa che i contribuenti italiani continueranno a essere esposti pro quota a ripianamenti, finanziamenti, aumenti di capitale e altre amenità. Il vero rischio è che per tempi imprevedibili i problemi mai risolti di Alitalia restino irrisolti anche in Ita: ma sicuramente Certares che peraltro non ha comunicato i suoi piani - non acquista per perdere del denaro, tutt'altro, e tra le future way-out già immaginate ci potrebbe essere, dopo un riassetto dei conti, la cessione o la quotazione in Borsa. Non è un caso che i sindacati, finora favorevoli a un arrivo di Msc-Lufthansa, cordata solidamente industriale, ieri abbiano sollevato preoccupazioni e perplessità.

Che cosa accadrà a questo punto? Il venditore procederà in tempi presumibilmente rapidi all'ulteriore fase di trattativa, nella quale farà valere fino in fondo quella facoltà di ottenere massima soddisfazione: una rottura, che non si può escludere, potrebbe nascondere la volontà di rinviare tutto al nuovo governo.

Stando comunque ad alcune ipotesi circolate ieri, il Mef potrebbe firmare il preliminare di vendita entro il 10 settembre lasciando al nuovo esecutivo l'onere di sottoscrivere il contratto e di dare esecuzione alla vendita. Ma tra il ministro dell'economia Daniele Franco e il presidente Mario Draghi pare che ci siano vedute contrastanti.

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