L'Abi di Antonio Patuelli ha formalmente disdettato il contratto nazionale che regola mansioni e stipendi dei 330mila bancari italiani. L'indiscrezione, che conferma quanto ricostruito dal Giornale nei giorni scorsi (ecco tutti i dettagli), trapela mentre a Palazzo Altieri è ancora in corso il vertice tra il vicepresidente Francesco Micheli e le forze sindacali: Fabi, Fiba, Uilca, Fisac, Ugl, Dircredito, cui seguirà il tavolo separato Falcri-Silcea. La disdetta dell'articolato avviene con dieci mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale di giugno 2014. I sindacati hanno già fatto sapere di essere pronti alla guerra: per la prima volta dal 2000, le banche italiane di ogni dimensione potrebbero quindi essere bloccate da una ondata di scioperi, con gravi disservizi per la clientela. Da parte loro le banche sono alle prese con 140 miliardi di sofferenze e devono risolvere il problema di costi non più allineati ai volumi e all'attività post crisi, di margini ormai simili a prefissi telefonici.
In gioco ci sono altri 35mila posti di lavoro, tramite possibili pre-pensionamenti obbligatori per gli over 55, l'azzeramento degli inquadramenti e il congelamento della parte economica. Inizia la grande guerra per decidere come saranno fatte le banche del futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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