All'Eni e a Snam si ostenta ottimismo circa le mosse con cui l'Italia può reagire allo stop delle consegne di gas russo attraverso l'Austria e "stanare" Gazprom nella guerra energetica tra Mosca e l'Occidente. Il valico di Tarvisio vede oltre 40 milioni di metri cubi di gas in attesa di redistribuzione e le consegne all'Italia bloccate per quelli che la Russia ha definito essere "problemi tecnici" nei rapporti con Vienna.
Gazprom nel corso della giornata di sabato ha dichiarato in un comunicato che il trasporto di gas russo attraverso l'Austria era stato sospeso "a causa del rifiuto dell'operatore austriaco di confermare le nomine di trasporto". "La ragione è legata ai cambiamenti normativi che hanno avuto luogo in Austria alla fine di settembre", ha aggiunto il colosso moscovita. In Austria, l'autorità di regolamentazione E-Control ha dichiarato che le nuove regole, entrate in vigore sabato, erano note a tutti gli attori del mercato da mesi. E l'Huffington Post ricorda che il nuovo accordo di servizio tra Gazprom e E-Control avrebbe dovuto esser attivata proprio l'1 ottobre, ma che Gazprom non stia volutamente concludendolo con la sua firma. Aggiungendo poi che un altro tema sul terreno potrebbe esser la mutata dinamica di mercato.
Gazprom, si sa, ha incluso su indicazione del governo russo l'Olanda tra i Paesi "sanzionati" con il taglio delle forniture energetiche. E dall'1 ottobre è passato da Amsterdam al valico austriaco di Baumgarten il luogo di consegna dell'oro blu russo al Cane a sei zampe, per attivare la quale Mosca deve versare a Vienna un pagamento da 20 milioni di euro a mo' di deposito cauzionale.
L'Huffington sottolinea che per stanare Mosca circa un possibile bluff per capire se l'attuale situazione rientra nell'ormai nota guerra di nervi e psicologica della Russia sul gas l'Italia e l'Eni hanno molte opzioni a loro disposizione in tal senso. Giuseppe Colombo sottolinea che "per sostituire l'eventuale mancato pagamento di Gazprom, Eni potrebbe farsi direttamente carico della capacità". In altre parole di anticipare al colosso di Mosca la quota di risorse dovuta dall'Austria per consentire un ordinato fluire del gas. La carenza di valuta pregiata da parte di Gazprom, che in virtù della strategia di resistenza valutaria imposta dalla Banca centrale russa e da Elvira Nabiullina deve convertire in rubli l'80% delle entrate, può giocare un ruolo nelle difficoltà della major moscovita. E Roma può costruire un asse con Vienna, capitale tutt'altro che pregiudiziale contro la Russia, per evitare una nuova offensiva energetica. A giugno e luglio Gazprom ha già fatto pressione su Italia e Austria tagliando le forniture a Roma e Vienna; la linea in entrambe le capitali è quella di concordare le mosse per non dare alla Russia nuovi spazi per provocazioni.
Con una dipendenza tagliata rispetto al periodo pre-Ucraina l'Italia e l'Austria possono sì soffrire eventuali tagli permanenti, ma non al punto da subire minacce alla sicurezza energetica invernale, complici gli stoccaggi pieni: Roma ha tagliato dal 45 al 18% il peso della Russia nel mix energetico, mentre ad agosto il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha annunciato la riduzione sotto la metà delle forniture dirette dalla Russia. E il flusso in entrata dall'Italia può portare a Vienna il gas degli stoccaggi del Belpaese in caso di crisi.
Dunque la linea è chiara: da un lato, massimo rispetto degli oneri contrattuali, dall'altro velata pressione politica per guardare le carte di Mosca e aspettarsi analoga trasparenza commerciale. Nessuna provocazione né passo falso nel frattempo, per non dare adito a pretesti per ulteriori strappi, è atteso da Eni e altri big, che si muovono con cautela. Il tutto nella consapevolezza che la questione Tarvisio è risolvibile nel caos della burocrazia e della politica energetica nell'era delle sanzioni e del braccio di ferro commerciale e che la vera atomica per l'energia europea sarebbe lo stop definitivo a Nord Stream.
"Cigno nero" sul mercato europeo del gas al cui confronto ogni crisi a Tarvisio finirebbe per apparire un incidente di percorso. Ma di fronte alla cui eventualità la Russia ha a maggior ragione bisogno delle entrate legate alle forntirue di gas al resto d'Europa. A cui sarebbe oggigiorno autolesionista rinunciare.
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