L'austerity sta uccidendo il Portogallo

Ecco i risultati della politica del rigore seguita da due anni per rispettare gli accordi presi in cambio di un pacchetto di salvataggio da 78 miliardi di euro: il Portogallo muore

L'austerity sta uccidendo il Portogallo

Aria pesante su tutte le Borse per un cocktail di avvenimenti particolarmente indigesto per i mercati. Dopo la debolezza dei listini asiatici strutturali, a cui non basta la solita Tokyo "drogata" dalla Banca centrale giapponese, la Commissione europea segue con viva preoccupazione l’evolversi della crisi politica in Portogallo. Il governo di Pedro Coelho è in ginocchio: azzoppato dalle politiche di austerity imposte dall'Unione eurpea, violentato dalla moria di posti di lavoro e fagogitato da quella crisi del debito pubblico che, dopo aver messo sul lastrico la Grecia, adesso rischia di contagiare i Paesi periferici dell'Eurozona "Il governo portoghese deve chiarire la propria situazione il più presto possibile - ha spiegato il presidente dell’esecutivo europeo José Manuel Durão Barroso - affinché la credibilità finanziaria del Paese, appena ricostituita, non venga messa in pericolo".

La crisi politica in Portogallo, unita ai rinnovati timori per la tenuta della Grecia, alle tensioni in Egitto e al deludente dato dell’indice delle pmi cinesi, sta mettendo sotto pressione i principali mercati del Vecchio Continente e i titoli di Stato dei Paesi periferici dell'Eurozona. Ieri sera il governo portoghese ha, infatti, perso un’altra figura chiave dopo le dimissioni a sorpresa del ministro delle Finanze Vitor Gaspar: il ministro degli Esteri Paulo Portas, cui era stato affidato il compito di sovrintendere al programma di tagli alla spesa pubblica dopo l’uscita di scena di Gaspar, ha infatti rimesso il proprio mandato. In passato, esprimendo contro ogni ipotesi di alzare le tasse sulle pensioni, Portas aveva messo in chiaro che non avrebbe apprezzato la decisione del primo ministro di sostituire Gaspar con Maria Luis Albuquerque. Nella sua lettera di dimissioni il ministro delle Finanze aveva indicato come motivo della sua decisione il sempre minore supporto che si registra nel Paese alla politica del rigore seguita da due anni nel rispetto degli accordi presi con la comunità internazionale nel 2011 in cambio di un pacchetto di salvataggio da 78 miliardi di euro. Oggi operatori e analisti guardano con preoccupazione crescente le possibili conseguenze legata alla questione dei derivati. I titoli di Stato di Lisbona sono sotto la pressione della speculazione: per la prima volta nel 2013 il rendimento dei titoli portoghesi a dieci anni è volato oltre il 7%. Il tasso sul decennale lusitano è infatti salito al 7,48% con lo spread tra i Bond portoghesi e il Bund tedesco che è arrivato a toccare i 584 punti base.

La crisi portoghese getta nuovamente l'Europa nel terrore. Un Paese dopo l'altro si rischia che il contagio dilaghi sino ad arrivare a Paesi come la Spagna e il Portogallo. Le rinnovate tensioni sul debito non piacciono affatto al settore bancario che anche oggi arriva ad accusare pesanti cali. Cali che sono stati appesantiti anche da un report di Standard % Poor’s che ha tagliato il rating di importanti istituti come Barclays, Credit Suisse e Deutsche Bank. Unica nota positiva all’umore delle piazze finanziarie la frenata della Cina con l’indice Pmi non manifatturiero di giugno ai minimi da nove mesi.

Ribasso registrato anche nell’Eurotower dove l’indice Pmi composito, che monitora l’andamento dei comparti servizi e manifatturiero, è stato rivisto in ribasso a giugno a 48,7 punti. Si conferma così la contrazione dei due settori.

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