Oltre tre anni fa si faceva presente che il modo migliore per risolvere il problema per lo smaltimento dei rifiuti, sia urbani che speciali, è utilizzare i termovalorizzatori così come avviene in tutti i Paesi industrializzati. È sintomatico l'esempio del Giappone ove comunità di 100/200mila utenti hanno il proprio impianto di smaltimento che oltre a un attento controllo delle emissioni, il camino viene «camuffato» da campanile delle chiese. L'Italia scelse di costruire il termovalorizzatore di Brescia, con una capacità di smaltimento di 710.000 tonnellate/anno e in Campania a Acerra, capacità di 600.000 ton/anno, impianti con un notevole impatto ambientale sulla popolazione, fomentata dai 5 Stelle da sempre in opposizione a questo tipo di smaltimento.
La situazione è veramente critica, basti pensare che l'impianto di Acerra non è sufficiente per smaltire l'intera produzione di Rsu in Campania. Il ministro Di Maio quando era vice presidente del consiglio decise di porre il veto alla costruzione di nuovi impianti, con la scusa che la tecnologia per la costruzione degli stessi era del tutto obsoleta ma anche paventando la chiusura di impianti esistenti. Tale assurda presa di posizione ha avuto come esempio eclatante la decisione del sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, che il 3 settembre 2018 chiese al governo l'autorizzazione a procedere alla chiusura del termovalorizzatore. La politica dei 5 Stelle ha fomentato l'opinione pubblica contro i termovalorizzatori (vedi l'attuale situazione di rivolta popolare contro l'impianto di Busto Arsizio) quando si possono eseguire modifiche tali da rendere le emissioni degli impianti di prima generazione, se necessario, idonee ai valori consentiti dalla legge e confermati da comunicazioni del professor Umberto Veronesi e del premio Nobel Renato Dulbecco.
Recentemente anche Grillo se ne è accordo: infatti il fondatore dei 5 Stelle durante una trasmissione televisiva ha espresso in modo generico il suo punto di vista che la situazione drammatica degli Rsu a Roma, Napoli e non solo poteva essere attribuita alla mancanza di nuovi inceneritori.
La soluzione di provvedere con opportuni miglioramenti a riportare le emissioni di termovalorizzatori/ inceneritori, se necessario, a rispettare i valori consentiti dalla legge è una soluzione ben lungi dai concetti grillini. Il Giornale aveva denunciato il problema, aggravato dall'immobilismo dei Pentastellati, già tre anni fa: era il 22 luglio 2019.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.