"Condizione ineludibile" per ridurre una "troppo gravosa pressione fiscale" è che si metta in discussione il perimetro dell’intervento pubblico e che si reingegnerizzino i processi produttivi dell’amministrazione pubblica. È il messaggio che emerge dal Rapporto della Corte dei conti. "Le prospettive della finanza pubblica dopo la legge di stabilità" approvato dalle sezioni riunite il 18 febbraio scorso e trasmesso oggi al Parlamento. Una condizione che consentirebbe anche di evitare "un utilizzo forzato del sistema fiscale chiamato a garantire la copertura dei livelli di spesa previsti ricorrendo sia a significative prenotazioni di gettito futuro sia ad entrate incerte quali quelle legate alla lotta all’evasione. Scelte non sempre in sintonia con gli indirizzi della programmata riforma fiscale".
I magistrati contabili sottolineano che gli importi previsti dal programma di revisione della spesa "sono di tutto rilievo" e raggiungono i 16 miliardi nel 2016, per oltrepassare i 23 miliardi nel 2017. "E ciò senza contare che le disposizioni introdotte con la legge di stabilità prevedono un aumento dei "tagli" alla spesa di ulteriori 3 miliardi a partire dal 2016", prosegue la Corte, che evidenzia che le clausole di salvaguardia possono andare colpire alcune misure per il rilancio della domanda interna, come il bonus da 80 euro previsto dal governo Renzi.
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