"I prestiti del MES senza condizionalità sono una bufala elaborata e ispirata dalla Merkel: certo, prendi miliardi di nuovi prestiti senza condizioni, ma poi, l'anno prossimo, Bruxelles si accorgerà che il tuo debito/PIL è salito alle stelle e richiederà, ex post, un'austerità gigantesca e catastrofica". È l’avvertimento dell’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che all’epoca del primo governo di Alexis Tsipras portò avanti le trattative con la troika (Unione europea, Bce e FMI) per evitare nuovi tagli e austerity.
Si sfiorò la "Grexit", e finì con le dimissioni proprio di Varoufakis che, secondo le indiscrezioni apparse all’epoca sul New York Times, aveva in mente un piano per mettere in circolo una moneta alternativa all’euro. Andò diversamente, con Tsipras che alla fine accettò condizioni ben peggiori di quelle contenute nel primo memorandum. Oggi è lo stesso economista greco che si schierò contro l'establishment europeo a mettere in guardia il nostro Paese sul rischio dell’apertura delle linee di credito del Fondo Salva Stati.
"Eccoci qui: Italia e gli altri piegati – commenta Varoufakis su Twitter - hanno accettato i prestiti del Mes che porteranno a austerità stringente il prossimo anno, pietosi prestiti per le imprese della Bei, uno pseudo schema federale di assicurazione sulla disoccupazione, più qualche pillola di filantropia". "In cambio si sono impegnati ad una depressione permanente", afferma l’economista di Atene. Insomma, altro che "proposta ambiziosa", come l’hanno definita da via XX Settembre.
Più che altro è stata la cronaca di un voltafaccia. "Quelli (ad esempio Conte, Sanchez, Mitsotakis ecc.) che fino a poche ore fa dicevano che senza un eurobond l'Ue è condannata, ora celebrano la morte e la sepoltura degli eurobond, e la loro sostituzione con prestiti tossici dal MES aggiunti a debiti nazionali insostenibili", è la sintesi di Varoufakis. Da festeggiare ci sarebbe ben poco, secondo l’ex ministro greco che con il suo Movimento per la Democrazia in Europa era tra i fautori dell’emissione di eurobond per far fronte allo choc economico causato dalla pandemia di coronavirus.
Per l’ex ministro delle Finanze di Atene un piano per "proteggere i cittadini europei" ed evitare la "depressione economica" sarebbe dovuto passare innanzitutto per l’emissione di mille miliardi sotto forma di strumenti finanziari europei. L’ipotesi dei "coronabond" però sembra essere stata definitivamente accantonata.
A trionfare è stata la linea dura del ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, che nella conferenza stampa a margine della riunione di ieri ha definito le obbligazioni europee strumenti "ingiusti nei confronti del contribuente olandese, che aumenterebbero, anziché diminuire, i rischi per l'Unione Europea nel suo complesso"."Devono essere evitati", aveva tagliato corto il ministro olandese. E così è stato, con buona pace delle promesse del governo italiano.
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