La crescita è liberale

Il sussidio è un'illusione ottica. Deforma la realtà e impigrisce le persone

La crescita è liberale
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Molto bene ha fatto questo quotidiano a pubblicare, sabato scorso, un estratto dell'economista di scuola liberale Milton Friedman dal libro "Non esistono pasti gratis" sulla spinosa questione dei sussidi.

Un'occasione per rilanciare la sfida di un pensiero che Silvio Berlusconi riuscì a tradurre in buone pratiche di governo. È stato un percorso decisamente controcorrente, il suo. Considerato che alle nostre latitudini ha sempre prevalso una tradizionale frequentazione di questa forma di intervento pubblico, una delle espressioni dell'assistenzialismo. La vulgata statalista ha inteso sempre raccontarla come un'àncora di salvezza buttando così fumo negli occhi su quella che è, al contrario, una zavorra. Da noi purtroppo è abitudine spacciare i vizi per virtù. Con conseguenze problematiche per le casse dello Stato. Che piangono come piangono i contribuenti costretti a ripianare nel possibile con tasse sconsiderate.

Il sussidio è un'illusione ottica. Deforma la realtà e impigrisce le persone. Nel caso della riflessione di Friedman si offrono ragioni per cui il fenomeno drammatico della povertà non lo si risolve con il ricorso ai sussidi. Ma è solo liberando l'economia dalla tenaglia dello Stato che si creano le premesse per la crescita. E la crescita economica determina più ricchezza per tutti con un drastico contenimento della povertà. Mentre spetta allo Stato, con le grandi tasse che incamera, il compito di intervenire sulla vera povertà. Dunque: l'economia reale non va sussidiata ma liberata. Perché il sussidio è il ripetersi continuo del problema.

Un atto che proviene dallo Stato paternalista e dirigista. Una cattiva pratica che non stimola ma blocca. Che, nei fatti, è la prova di una disistima verso le potenzialità delle imprese e del soggetto/persona. Il massimo dell'illiberalismo.

www.pompeolocatelli.it

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