Nancy Pelosi, la liberal con la mascherina "ton sur ton" con la borsetta griffata, è una vera esperta di budget domestici e di arte della sopravvivenza: «I 600 dollari stanziati - dice sicura - sono un importo significativo per le famiglie che lavorano». Peccato che, con buona probabilità, il contadino dell'Ohio, il metallurgico della Rust Belt o il cameriere di Brooklyn non siano d'accordo sulla congruità del sostentamento. Soprattutto se avranno avuto modo di compulsare qualcuna della 5.500 pagine che strutturano il nuovo piano di aiuti contro la pandemia.
Di fresca approvazione al Congresso Usa, il pacchetto da 900 miliardi riduce noi italiani ad autentici dilettanti nell'arte delle regalie di Stato. Del resto, se c'è da assaltare una diligenza, gli americani non sono secondi a nessuno. Hanno la storia dalla loro parte.
Basta quindi grattare un poco sotto la superficie del «Covid-19 stimulus bill» per capire che la giostra miliardaria gira non solo attorno alle misure di contrasto alla pandemia, o allo sforzo necessario per traghettare il Paese verso le sponde della ripresa. È un paese dei balocchi: ce n'è per tutti. Anche per chi sta fuori dei confini di casa. L'America ha molti amici e molti nemici, e bisogna tenerne conto. Così, 3,3 miliardi sono destinati a un alleato storico come Israele, premiato forse anche per gli sforzi di distensione in Medio Oriente dopo il recente accordo con gli Emirati Arabi Uniti e la pace col Bahrein. Un bonifico da 1,3 miliardi sarà recapitato invece all'Egitto, malgrado alla Casa Bianca non ci sia più Trump, che aveva definito il presidente egiziano al-Sisi «il mio dittatore preferito». E poi, a pioggia: 1,4 miliardi per l'Asia Reassurance Initiative Act, 700 milioni al Sudan, 453 all'Ucraina, 135 alla Birmania, 130 al Nepal e oltre 85 alla Cambogia. Altro piatto forte, gli 1,37 miliardi per le 56 miglia di muro al confine con il Messico. Né manca uno stanziamento di 33 milioni per rovesciare il governo venezuelano. Il classico modo a stelle e strisce per esportare democrazia.
Ma se fin qui è ravvisabile una certa logica ispirata alle relazioni internazionali di un Paese armato fino ai denti (altri quattro miliardi in bilancio per l'approvvigionamento di armi della Marina), sfugge in un momento così drammatico il senso di altre iniziative. Atte a sostentare, per esempio, il comitato che si occupa di doping nelle corse dei cavalli. Siamo quasi al livello del dono natalizio con cui l'Italia ha voluto celebrare gli 800 anni dei presepi. Più da neuro, invece, l'istituzione di una commissione che dovrà educare i consumatori «sui pericoli associati all'uso o alla conservazione di contenitori di carburante portatili per liquidi infiammabili vicino a una fiamma libera». E se, come preteso dai repubblicani, si nega il becco di un quattrino alle strutture che praticano l'aborto, si trovano invece i fondi per inaugurare il primo museo femminista a Washington. Pink Power, ma a modo loro. Così come si sperperano 208 milioni per aggiornare i sistemi informatici del Census Bureau, con dieci anni d'anticipo sul prossimo censimento. E poi: 40 milioni vanno a rimpinguare il Kennedy Center, altri soldi serviranno a tenere i giovani lontani dall'alcol, altri ancora verranno impiegati per indagare sulla rivolta razziale di Springfield. L'anno, il 1908.
Visto che 153 milioni sono ora stati destinati a migliorare il rapporto tra popolazione e polizia, studi approfonditi per capire quanto accaduto più di 100 anni fa erano assolutamente indispensabili. Che sia stata colpa del Covid?
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