L'inchiesta su Fonsai-Unipol vicina all'archiviazione

Il pm chiederà al Gip di non processare Cimbri e Stefanini per i concambi della fusione. I Ligresti pronti a opporsi

L'inchiesta su Fonsai-Unipol vicina all'archiviazione

Nessuna «anomalia», semplici «margini di discrezionalità»: e pazienza se - nella fusione di dieci anni fa tra Unipol e Fonsai - balla, a seconda dei punti di vista, oltre un miliardo di euro. Ma la conclusione della Procura di Milano è che comunque nell'individuazione dei tassi di concambio che governarono la fusione tra il colosso assicurativo della sinistra (tramite le coop) e il gruppo della famiglia Ligresti non vi furono sbilanciamenti tali da mettere in discussione la regolarità dell'operazione. Per questo i pm Roberto Fontana e Stefano Civardi hanno deciso di chiedere l'archiviazione del procedimento che vede indagato lo stato maggiore di Unipol, a partire dall'ad Carlo Cimbri e dal presidente Pierluigi Stefanini. La richiesta, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, verrà inviata presto al giudice delle indagini preliminari Anna Calabi, titolare del fascicolo.

È una conclusione in qualche modo prevista, dopo che il 15 luglio i nuovi periti nominati proprio dalla Calabi avevano depositato la consulenza che - smontando le tesi della Procura di Torino, dove era iniziata l'inchiesta trasferita poi a Milano per competenza - escludeva che il valore del pacchetto di azioni Fonsai in mano ai Ligresti fosse stato vistosamente sottostimato rispetto al valore di Unipol nel comunicato stampa decisivo del 20 dicembre 2012.

Più di una fusione, come è noto, si trattò di una conquista da parte di Unipol, che consentì al gruppo bolognese di fare sua la creatura di Salvatore Ligresti nel momento in cui era più indebolita dalle vicissitudini giudiziarie dell'Ingegnere e dei suoi figli. Ma ora che tutte le inchieste contro di loro sono finite in nulla, i Ligresti si stanno battendo per vedere riconosciuti gli enormi danni che dicono di avere subito dalla iniqua valutazione dei valori azionari.

A dare ampiamente ragione ai Ligresti era arrivata inizialmente la consulenza disposta dalla magistratura di Torino firmata da Enrico Stasi con Flavio Dezzani, ma a Milano le conclusioni di Stasi non hanno convinto il giudice Calabi, che ha ordinato la nuova perizia firmata da due accademici, Pietro Mazzola e Pietro Manzonetto. Quattro le domande: la correttezza del processo di determinazione dei rapporti, la metodologia applicativa, la congruità dei concambi, eventuali omissioni nella relazione del consiglio che il 17 settembre 2013 tirò le somme della fusione. Su tutti questi punti, la consulenza Manzonetto-Mazzola ha dato risposte che portano secondo la Procura a ritenere insussistente il reato di aggiotaggio informativo contestato a Cimbri & co.

È una conclusione destinata a risultare indigesta a tutti gli eredi Ligresti, che in queste ore stanno studiando le contromisure idonee a impedire l'archiviazione del fascicolo.

A rendere complicata la loro battaglia c'è la decisione del tribunale di non considerare i figli di Salvatore parti offese nel procedimento: in reato di aggiotaggio, secondo il tribunale, ha per vittime i mercati e la Consob ma non soggetti privati. Per questo i Ligresti non potranno formalmente opporsi all'archiviazione, ma - in quanto parte danneggiata - sono decisi a fare sentire la loro voce al giudice Calabi, con memorie e consulenze.

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