Sono tante le aziende sanitarie italiane, in diverse regioni, a lamentarsi per i mancati pagamenti dei ticket relativi alle prestazioni mediche e ai farmaci da parte dei cittadini. Ecco perché sono partiti i controlli sulle autocertificazioni sottoscritte da coloro che chiedono l’esenzione totale in base ai requisiti richiesti dalla normativa vigente. È proprio su questo punto che si verificano le truffe al sistema sanitario e gli accertamenti hanno confermato questa tendenza. Sono partiti migliaia di verbali che invitano a regolarizzare la propria posizione per evitare sanzioni molto pesanti.
Quali sono le conseguenze del mancato pagamento dei ticket sanitari
Alcune regioni in particolare, come Lombardia, Piemonte e Campania hanno scoperto tantissime irregolarità e, con molta probabilità, un numero elevato di contribuenti si vedranno recapitare a casa gli accertamenti comprensivi di mora e sanzioni. I controlli, come riporta il portale Business online, sono stati effettuati incrociando i dati del sistema tessere sanitarie con quelli del ministero del Lavoro. In questo modo si è potuto risalire ai trasgressori che dovevano pagare i ticket e invece non l’hanno fatto. Nei verbali inviati ai morosi è riportata la multa conseguente al mancato versamento del ticket, oltre agli interessi legali e alle spese di notifica.
Cosa può fare il contribuente che riceve a casa l’accertamento
La legge prevede che il cittadino sanzionato ha 60 giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione, pagando la multa nei termini stabiliti. Qualora il contribuente ritenesse di non aver commesso irregolarità ha la possibilità di contestare il verbale di accertamento entro 30 giorni dalla notifica dello stesso. Se i bambini che hanno meno di sei anni e gli adulti di età superiore ai 65 anni che non vanno oltre a un reddito di 38.500 euro all’anno ricevono la notifica, devono inviare la memoria difensiva. A questa va allegata anche la dichiarazione dei redditi del nucleo familiare dell’anno precedente a quello contestato.
Anche chi ha la pensione minima e più di 60 anni con familiari a carico e reddito entro i limiti previsti dalla legge (8.263,31 euro all’anno, aumentato a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio) è obbligato a inviare copia della dichiarazione dei redditi dell’anno di imposta precedente a quello contestato.
Infine i disoccupati con familiari a carico e reddito uguale a chi ha la pensione minima, devono esibire copia degli stati occupazionali validi, del modello C/2, dell’estratto conto contributivo Inps e dei redditi del nucleo familiare.
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