Il futuro della Fiat parte dall'America. Intervistato dal direttore Ezio Mauro sulla Repubblica, l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne loda la fusione con Chrysler e rivendica il fatto che l'operazione con Veba per acquisire il 100% della colosso americano non rappresenta un danno per l'Italia, ma la possibilità di sopravvivere in un segmento industriale come quello delle automobili che è stato letteralmente dimezzato dalla crisi economica. "L'operazione ha riparato Fiat e i suoi lavoratori dalla tempesta della crisi italiana ed europea che non è affatto finita", ha spiegato l'ad del Lingotto ricordando che l'operazione Chrysler, di cui ha ricostruito le tappe, fin da quando era in embrione nel 2009, "ha dato la possibilità di sopravvivere all'industria automobilistica italiana in un mercato dimezzato".
Nell'intervista a Mauro, Marchionne delinea con chiarezza la strategia del gruppo torinese per rimettere in piedi gli stabilimenti italiani: "Nel polo Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati, compreso un nuovo suv e qualcos'altro che non le dico. A Melfi la 500X e la piccola Jeep, a Pomigliano la Panda e forse una seconda vettura. Rimane Cassino, lo stabilimento più adatto per il rilancio Alfa Romeo". Una strategia che, stando alla road map di Marchionne, "col tempo, se non crollano un'altra volta mercati" riporterà tutti gli operai in fabbrica. Una strategia che punta ad uscire dal mass market, "dove i clienti sono pochi, i concorrenti sono tanti, i margini sono bassi e il futuro complicato". Con Alfa Romeo e Maserati a fare da traino, mentre Panda e Cinquento si posizioneranno nella parte alta del mass market. Lancia sarà, invece, un marchio solo per il mercato interno italiano. Infine, Chrysler garantirà alle auto made in Italy l'accesso sui mercati mondiali. "Ho una rete di 2.300 concessionari capaci di portare quelle auto dovunque in America, rispettandone il dna italiano", ha continuato Marchionne.
Come spiega lo stesso ad del Lingotto, la nuova società che nascerà dalla fusione tra Fiat e Chrysler, avrà un nuovo nome, ancora top secret e verrà quotata molto probabilmente a New York. "Andremo dove ci sono i soldi , dove c'è un accesso più facile ai capitali". "Il mercato più fluido è quello americano, quello di New York ma la decisione spetta al Consiglio di amministrazione", ha detto il manager dicendosi pronto anche ad andare ad Hong Kong. La scelta di dove quotare la nuova società influenzerà anche la scelta della sede.
"Lo decideremo anche in base alla scelta di Borsa", ha concluso Marchionne definendo la questione sede di "valore puramente simbolico ed emotivo" e portando, ad esempio, il caso di Cnh Industrial che ora ha sede in Olanda ma "la produzione è rimasta qui".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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