![Mediobanca tenta l'arrocco e sfiora il turpiloquio su Mps](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/02/09/1707473615-alberto-nagel.jpg?_=1707473615)
Mediobanca non cambia registro e rimane in modalità catenaccio contro l'offensiva lanciata da Mps. Ciò non le ha impedito di ricorrere, sia pure limitatamente, alla cassetta degli attrezzi a sua disposizione, conscia che essendo sotto Ops deve sottostare alla cosiddetta passivity rule che impone a una società target di astenersi dal compiere operazioni che possano impedire il perfezionamento dell'Offerta. L'istituto milanese, reiterando la sua posizione molto critica (l'Ops è «priva di razionale industriale e finanziario»), ha predisposto una revisione al rialzo degli obiettivi per il 2026, indicando per l'esercizio 2025-26 ricavi pari a circa 4 miliardi rispetto al target originario di 3,8 miliardi di euro. L'utile netto è invece indicato a oltre 1,4 miliardi; ritoccata all'insù anche la remunerazione dei soci con oltre 4 miliardi nell'arco del triennio 2024-2026 tra dividendi e riacquisto di azioni rispetto ai 3,7 miliardi inizialmente previsti. Le nuove indicazioni portano il payout del prossimo esercizio a circa il 100%, con cedola cash più ricca di 300-400 milioni (+40 per cento).
Il board di Piazzetta Cuccia non ha lesinato le bordate contro l'Ops recapitata da Siena. Il cda di Mediobanca arriva a disegnare uno scenario apocalittico tra «forte indebolimento del modello di business fondato sulla crescita del wealth management e dell'investment banking, la potenziale perdita di clienti, e quindi di ricavi» nelle suddette due divisioni, l'uscita delle migliori professionalità del gruppo a favore dei principali competitor e infine la sostanziale assenza di reali sinergie di costo. L'ad Alberto Nagel ha rincarato la dose facendo riferimento alla differente «cultura aziendale» di «due animali molto diversi». Nel dettagliare il perché l'offerta è ritenuta «distruttiva di valore» per gli azionisti della banca target si menziona l'«impatto negativo sul profilo reddituale», i cui utili su base stand alone sono previsti in crescita come da piano in esecuzione, a fronte di un consensus che vede per Mps un calo degli utili per la riduzione del margine di interesse e il progressivo esaurirsi dei benefici fiscali; viene anche citato «il forte sconto implicito nel prezzo dell'Ops rispetto al valore intrinseco di Mediobanca», con gli attuali livelli di Borsa che esprimono uno sconto di circa 1,5 miliardi. Insomma, manca qualche parolaccia e poi la critica è completa. «Non temiamo nulla, guardiamo alle proposte che ci vengono rivolte con occhio disincantato e nell'interesse dei nostri azionisti», ha ribattuto ieri sera Nagel alla domanda se temesse un rilancio da parte di Mps. Il banchiere meneghino ha inoltre definito «non positivo per il nostro sistema finanziario» il fatto che il cda di Generali non avrà una propria lista.
Sono passati in secondo piano i numeri del primo semestre dell'esercizio 2024-25, chiuso con utile netto record di 659,7 milioni (+8%); considerando il solo secondo trimestre, l'utile di 329,7 milioni ha battuto le attese (consensus degli analisti era fermo a 305 milioni). I ricavi sono saliti a 983 milioni (+14%) nel trimestre sotto la spinta soprattutto di gestioni patrimoniali (+10%), investment banking (+46%) e assicurazione (+11%).
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