È uno strano mercato, quello delle cosiddette "tech stock", le società tecnologiche quotate in borsa. Espandono il mercato, piazzano nuovi prodotti con successo, fanno generalmente buoni utili eppure il valore delle loro quotazioni di borsa è più fluttuante che mai.
È ad esempio il caso di Facebook, che settimana scorsa ha perso il 9% sui mercati americani nonostante avesse appena raggiunto il record storico, con 81,16 dollari per azione. E tutto questo in barba al fatto che nello stesso periodo fosse stato sfondato il tetto del miliardo e 350 milioni di utenti, con utili superiori alle aspettative e ottimi risultati dalle inserzioni pubblicitarie anche sugli smartphone: è bastato che Zuckerberg esplicitasse la propria intenzione di "non monetizzare" alcuni servizi, come WhatsApp, Messenger e Instagram, prima che avessero raggiunto il miliardo di utenti, per alimentare le paure degli investitori.
Non dissimile il caso di Twitter, che a Wall Street ha perso il 10% in una sola seduta a dispetto del raddoppio degli incassi, dopo che il chief executive Dick Costolo avesse annunciato una minima flessione nel tasso di crescita degli utenti, passato da +6,3% a +4,8% nell'ultimo trimestre. C'è infine Amazon, che settimana scorsa ha perso anch'essa il 9% in una sola seduta, sebbene venga da un aumento del fatturato del 20% e vada incontro al Natale con proiezioni per le vendite del 17%/18%.
Si tratta di un fenomeno strano, nuovo per gli stessi analisti, che si trovano a dover commentare l'andamento di borsa, quanto mai fluttuante, di società premiate dal mercato e dalla ripresa economica in atto negli Usa, ma penalizzate dall'instabilità degli umori di chi investe e da una concorrenza spietata che si gioca a livello planetario.
La situazione non è però negativa per tutto il settore: società come Apple, Google e Microsoft continuano a far segnare ottimi numeri, con aumenti dei titoli in borsa a due cifre e tutte reduci da trimestri chiusi positivamente. Di fianco ai colossi planetari, buoni risultati possono vantare anche gruppi più piccoli, come il network di siti di incontri Match.com (+9% di abbonati paganti), la società di macchine fotografiche digitali per sportivi GoPro (+14% del titolo) e LinkedIn (+45% di fatturato).
Un settore insomma che nonostante tutto rimane in piena espansione e continua a far segnare numeri da record: basti pensare, come ricorda Arturo Zampaglione su "Affari
& Finanza" di Repubblica, che la capitalizzazione di borsa di Twitter rimane più del doppio di quella del gruppo Fiat Chrysler, che ha quasi dieci volte i dipendenti del social network cinguettante.
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