Mercato immobiliare ai minimi dal 1985

Continuano le stangate sulla casa e le compravendite scendono del 9,2%, sotto i livelli del 1985

L'Italia, uno dei Paesi dove la casa di proprietà viene considerata un bene basilare, non investe più sul mattone. Troppa burocrazia, troppe tasse hanno ammazzato quello che era uno dei mercati più importanti del Belpaese.

Ici, Imu, Tasi. E a ogni cambio di nome un aumento delle aliquote (a favore di Comuni e Stato). Da Monti a Letta il refrain non è cambiato: servono sacrifici, l'Europa ce lo chiede, non possiamo tagliare le tasse sulla casa. Ci si è messo pure Matteo Renzi che come primo atto del suo governo è partito proprio dagli immobili e ha tradotto in un decreto legge l’accordo coi Comuni sulla tassa, autorizzandoli ad aumentarla fino al 3,3 per mille per l'abitazione principale e fino all'11,4 per mille sugli altri immobili. Una maxi stangata che colpisce indiscriminatamente cittadini e imprese.

Il risultato? Nessuno acquista più case. Secondo l'Agenzia delle entrate il mercato immobiliare residenziale è al di sotto dei livelli del 1985 con 403.000 compravendite nel 2013, il 9,2% in meno rispetto al 2012. Il valore totale delle abitazioni scambiate ha perso il 10,7% calando a 66,8 miliardi.

Se si considera il totale delle compravendite (considerando quindi non solo le abitazioni) il calo è meno accentuato (-8,9%) e decisamente in frenata rispetto al 2012 (-24,8%). Scendono però anche i mutui: le abitazioni acquistate grazie a questo strumento finanziario sono diminuite nel 2013 del 7,7%. Complessivamente i mutui erogati hanno raggiunto un valore di 17,5 miliardi di euro (il 10,6% più basso rispetto al 2012).

Secondo Casa.it, inoltre, nel quarto trimestre del 2013 sono scesi anche i prezzi offerti a livello nazionale (-7,4%) a fronte di una domanda sostanzialmente stabile. I prezzi scendono soprattutto al Sud, mentre Nord e Centro registrano una flessione più contenuta.

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