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Cashback nel mirino del Fisco Cosa si rischia con i pagamenti

Per accumulare più transazioni cashback, in molti casi vengono eseguiti più micropagamenti anche nello stesso esercizio commerciale. I benzinai sono sul piede di guerra ed il Fisco cerca di capire come arginare questo fenomeno

Cashback nel mirino del Fisco Cosa si rischia con i pagamenti

Fatta la legge, trovato l'inganno. Gli italiani sono maestri in questa disciplina e lo dimostrano le numerose micro transazioni fatte apposta per recuperare il 10% dei pagamenti fatti grazie al piano cashback di Stato. Ma, così facendo, i problemi diventano più grossi dei benefici. Vediamo perché.

Il piano casback

La premessa è fondamentale anche se molti lettori sanno di cosa si parla: dopo il periodo di prova di dicembre denominato "Extra Cashback di Natale", da gennaio 2021 è in piena operatività il programma cashback insieme alla lotteria degli scontrini, volta a incentivare l’uso dei pagamenti elettronici con carte o app di pagamento per favorire una transizione digitale e diminuire l’uso dei contanti per un sistema più trasparente e sicuro. Come premio, lo Stato restituisce il 10% dei pagamenti fatti purché il consumatore abbia eseguito un minimo di 50 transazioni a semestre per un massimo di 150 euro a spesa. Ed è qui che l'ingegno italiano si fa onore.

Un doppio problema

Un minimo di 50 transazioni al semestre significa, ovviamente, un minimo di 50 acquisti diversi. È così c’è chi ha trovato il modo per effettuare quel numero di operazioni ed ottenere il massimo risultato: frazionando la spesa fatta. Come riporta laleggepertutti, al supermercato c'è chi paga un litro di latte alla volta con la carta di credito per accumulare due operazioni per una spesa di nemmeno 4 euro; oppure, per una grande spesa, c'è chi ha chiesto alla casseria un frazionamento in due o più operazioni. In questo modo sarà più veloce la corsa per rientrare tra i primi 100mila contribuenti che hanno fatto il maggior numero di transazioni e cercare di accaparrarsi il super cashback da 1.500 euro. Che sarebbe il vero obiettivo di questo stratagemma. Ma adesso il problema è duplice: il Fisco ha già messo la sua lente d'ingrandimento per capire la natura di questi micropagamenti ed evitare qualche frode a danno degli esercenti: tra questi, una categoria in particolare si è già mobilitata.

Benzinai sul piede di guerra

Le associazioni dei benzinai, infatti, hanno inviato una comunicazione scritta in proposito al ministero dell’Economia. Infatti, come riportato dal Gazzettino, invece di fare il pieno di carburante in un solo colpo, lo si fa in tanti piccoli interventi utilizzando ogni volta, in maniera ravvicinata, la carta o il bancomat nella colonnina automatica durante le ore di chiusura degli impianti. In un distributore di benzina lungo la Pontebbana a Nervesa, nel trevigiano, il titolare avrebbe ravvisato una situazione incredibile: soltanto in un'ora, il registratore di cassa avrebbe emesso 148 scontrini per arrivare a un totale di 50 euro di spesa, attraverso transazioni da 20, 30, 70 centesimi, chiaramente per accumulare quante più operazioni possibili legate al cashback. Il danno per la categoria è evidente: l’eccessivo costo commissionale generato dal numero di transazioni effettuate. “Per ogni transazione infatti - spiega su Investireoggi.it uno dei benzinai colpiti dai furbetti - vengono addebitate commissioni pari a 0,38 euro, più una percentuale sull’importo. In concreto, per quei 60 euro di carburante, ben 23 sono già finiti in commissioni. E c’è già chi pensa di chiudere i self-service notturni”.

L'occhio del Fisco

A onor del vero, non c'è nessuna legge che vieti ad un consumatore un limite di transazioni, motivo per il quale ognuno può decidere di fare come vuole. Tuttavia, l’applicazione IO – a quanto sembra – non dovrebbe conteggiare nel Portafoglio virtuale gli acquisti effettuati in successione presso lo stesso punto vendita ma dovrebbe tener conto soltanto di un acquisto. Sarà il Fisco, in ogni caso, attraverso i suoi controlli, a stabilire se qualcuno avrà superato i limiti per aggirare le regole.

E allora, per il presidente Figisc di Confcommercio, Bruno Bearzi, è lecito aspettarsi “delle azioni coerenti, considerato che il nostro settore è a bassa marginalità e anche l’aumento del consumo della carta delle ricevute incide. Sarebbe sufficiente vietare le operazioni ripetute in un breve lasso di tempo. Vedremo cosa deciderà il Parlamento”, come viene riportato da Tiscali.

Sulla stessa scia anche Alessandro Zavelloni di Fegica Cisl per il quale “al momento risulta essere legittimo fare più pagamenti ripetuti ravvicinati e nello stesso esercizio”. Si potrebbe tuttavia “autorizzare un tetto dei pagamenti in un lasso temporale, ma attendiamo indicazioni dal ministero.”

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