A parole il vertice di ieri tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e l'ad di Stellantis, Carlos Tavares, ha avuto un esito positivo. Anche i sindacati hanno espresso giudizi nella stessa direzione. C'è la volontà di rilanciare la produzione in Italia, investire e stimolare il mercato. L'incontro, di fatto, ha sì toccato soprattutto i piani di Stellantis, come prima realtà produttiva, ma ha avuto un ampio respiro considerando anche l'importante mondo della componentistica. L'obiettivo è quello di siglare un accordo di transizione, condividendo il documento di politica industriale sull'automotive (all'interno si trova anche il progetto di rimodulazione degli incentivi) elaborato dal ministero, sentite le parti sociali e le Regioni che ospitano impianti di Stellantis. La bozza è ora all'esame del gruppo di lavoro che, a fine mese, dovrebbe dare l'auspicato via ai fatti.
Urso ha sottolineato, in proposito, come le parti abbiano «condiviso la necessità di invertire da subito il trend produttivo negativo degli ultimi 20 anni, nella convinzione che l'Italia possa consolidare, nel nuovo contesto globale, la sua produzione industriale».
Il messaggio di Tavares: «Sono fiducioso che, insieme ad Adolfo Urso, creeremo le condizioni per invertire innanzitutto la tendenza al calo dei volumi di produzione nei due anni a venire e poi costruire insieme la roadmap per produrre un milione di veicoli in Italia. Per raggiungere questa ambizione comune, dobbiamo creare uno spirito di squadra vincente, al fine di sostenere la transizione energetica e mantenere la libertà di circolazione dei cittadini italiani. L'impatto dell'Euro 7 sui volumi dev'essere affrontato e il supporto alle vendite di auto elettriche dev'essere considerato per sostenere l'attività dei nostri siti italiani».
Un milione di veicoli realizzati in Italia, un quinto modello per Melfi (si parla di una nuova Jeep), oltre ai quattro già annunciati, previo miglioramento delle prestazioni. Tutti modelli premium di alto valore per marchi stranieri, più uno italiano sulla nuovissima piattaforma STLA-M.
In tutto il 2022 il gruppo Stellantis ha venduto, nel mondo, 5.839.000 veicoli, in calo dai 6.579.000 del 2021 (-11,2%). La ragione è da ricercare nei cali in Europa (2,57 milioni, -17%) e Nord America (1,791 milioni, -10,6%). Nella classifica generale il gruppo è quinto, preceduto nella quarta piazza dai «cugini» di Renault.
L'ultima volta che in Italia si è raggiunta la cifra di 1 milione di unità prodotte - tra auto e furgoni - risale al 2017, con l'allora Fca: 1.035.454, in crescita sul 2016 (1.002.966, ovvero 743.454 vetture e 292mila commerciali). Quindi, la parabola discendente che ha ha toccato il minimo nel 2021 (673.574, di cui 408.526 auto e il resto furgoni). Nella vicina Francia, utilizzata sempre come paragone, la produzione di Stellantis è intorno a quota 670mila unità, a cui bisogna aggiungere i veicoli realizzati «in casa» dalla concorrente Renault. Nel suo recente rapporto, il sindacato Fim-Cisl, grazie alla riduzione dei problemi di approvvigionamento di materiali e ai nuovi modelli, stima il raggiungimento di 800mila unità prodotte, a un passo dal milione messo in conto nel vertice di ieri tra Urso e Tavares. Una svolta potrebbe arrivare dal nuovo incontro di fine mese, ultimata l'analisi del gruppo di lavoro sul documento di politica industriale automotive.
Non sono decisioni semplici, alla luce delle nuove posizioni che, in tema di «green», sono emerse a Bruxelles con il riconoscimento del concetto di neutralità tecnologica (sì all'elettrico, ma prime aperture anche alle altre soluzioni anti-CO2).Sarà il 2024, quando ci sarà il nuovo Parlamento Ue, l'anno della verità.
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