
Il dialogo tra Unicredit e il governo entra nel vivo. Ieri l'amministratore delegato della seconda banca italiana per attivi, Andrea Orcel, si è incontrato a Palazzo Chigi con Gaetano Caputi, il capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni nell'ambito delle interlocuzioni a tema golden power collegate all'offerta pubblica di scambio che Unicredit ha lanciato lo scorso novembre sul Banco Bpm. Ieri, intanto, si è tenuta la prima riunione di coordinamento sul tema golden power alla quale hanno preso parte solo i tecnici del comitato.
I rumors della visita a Roma del numero uno di Piazza Gae Aulenti, trapelata alla fine della scorsa settimana, hanno spinto il titolo di Unicredit, salito del 2,7% toccando un nuovo massimo alle soglie di 52 euro (81 miliardi di capitalizzazione). È andato bene anche al titolo di Banco Bpm (+1,4%, a 14,7 miliardi), anch'esso sui massimi a 9,75 euro: segno che il mercato annusa un possibile via libera all'operazione.
Secondo quanto raccolto da Il Giornale, Orcel sarebbe entrato dall'entrata secondaria di Chigi per poi partecipare a un colloquio che ha avuto sul tavolo molte questioni. Per quanto Unicredit sia una banca italiana, infatti, la normativa golden power permette al governo di approfondire le tematiche di interesse nazionale. In tal senso, rimane delicata la questione della Russia, un Paese sotto sanzioni in cui Unicredit opera ancora nonostante la Banca centrale europea le abbia richiesto di tagliare ogni rapporto. Orcel, da par suo, non ha mai ritenuto di svendere le proprie attività russe, che nel 2024 hanno fruttato quasi 1,3 miliardi di ricavi (malgrado oltre 500 milioni di accantonamenti collegati proprio a una causa nata nell'ambito delle sanzioni russe). Di non minore importanza, poi, la questione occupazionale e del credito alle aziende: le operazioni di aggregazione tra banche si fanno anche per cercare sinergie sui costi, il rischio quindi è che si assista a un ulteriore impoverimento della rete degli sportelli e, quindi, occupazionale. Proprio su questo tema il governo potrebbe varare delle specifiche prescrizioni.
Non è da escludere quindi che nell'interlocuzione si sia toccato anche il tema Generali, dopo che il banchiere ha condotto un blitz che lo ha portato a controllare il 5,2% della prima compagnia assicurativa italiana (ma con ambizioni di arrivare fino al 10%). Su questo fronte Orcel ha sempre detto che si tratta di un investimento finanziario senza fini di scalata, ma a molti osservatori non è sfuggito come quella quota potrebbe essere l'ago della bilancia in vista del rinnovo dei vertici delle Generali. E allora il suo voto potrebbe propiziare proprio quel cambio alla testa della compagnia a lungo auspicato da due alleati del governo, come l'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin guidata da Francesco Milleri.
Certo desta curiosità da parte del governo la vicenda Commerzbank, istituto tedesco che Unicredit sta cercando di scalare per dare una dimensione ancor più paneuropea della banca. Anche su questo punto il tema è se, in prospettiva, il baricentro della banca possa spostarsi oltre i confini nazionali, andando a generare lo stesso rischio che si potrebbe determinare con la controversa alleanza nel risparmio gestito tra Generali e la francese Natixis.
Orcel, che nella Capitale ha svolto più di un incontro, non è passato invece dal ministero dell'Economia di Giancarlo Giorgetti, che certo non ha gradito l'ingresso a gamba tesa del banchiere romano sul progetto di terzo polo bancario tra Bpm, Mps e Anima.
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