Il comunicato ufficiale arriverà in serata, a mercati chiusi, ma già ieri la cessione del 22% di Dts, la controllante della principale pay tv spagnola, ossia Digital+, a Telefonica, era data per fatta. Una trattativa lunga e non certo facile che, alla fine, ha permesso alla società italiana di incassare da Telefonica un 20% in più di quanto l'ex monopolista spagnolo darà a Prisa per prendere il controllo totale dell'emittente a pagamento. Mediaset aveva, infatti, rifiutato la prima offerta di Telefonica, sotto i 300 milioni di euro ed è riuscita a vendere, insieme alla partecipazione, anche una discreta quota di contenuti.
Alla fine, l'incasso per il gruppo di Cologno Monzese dovrebbe essere forse anche maggiore dei 355 milioni di euro già circolati nei giorni scorsi. Questo il parere delle fonti finanziarie che da tempo seguono il dossier e secondo le quali queste ultime ore di trattativa, prima dell'ufficializzazione dell'accordo, servono soprattutto a stendere i contratti di fornitura dei contenuti.
Il Biscione incassa così una buona iniezione di liquidità e di fatto rafforza la sua collaborazione con Telefonica, mentre rinuncia alla creazione della società che avrebbe potuto unire la quota di Dts a Mediaset Premium.
Ora che la partecipazione nella pay tv spagnola è venduta, con forti contratti di fornitura di contenuti, Mediaset potrà concentrarsi nella ricerca del partner per rilanciare i contenuti della sua piattaforma di pay tv presente in Italia, ossia Mediaset Premium. Non è un caso, infatti, che Pier Silvio Berlusconi abbia già parlato di una ripresa delle trattative con l'emittente del Qatar, Al Jazeera. Del resto, il governo di Madrid, per diverse ragioni, non voleva la presenza della tv del Qatar sul suo mercato. Per questo avrebbe dato mandato al presidente di Telefonica, César Alierta, di allontanare Mediaset dal comparto a pagamento. E Mediaset, presente in Spagna attraverso la sua controllata iberica, non voleva certo inimicarsi il governo del Paese, ma neppure svendere la sua quota di Dts. Per questo la trattativa è stata così lunga, anche se alla fine l'accordo raggiunto potrebbe essere molto interessante, dato che il core business di Telefonica sono le Tlc e non certo la produzione di contenuti che viene così lasciata a Mediaset. Telefonica, che dopo lo scioglimento di Telco è anche il principale azionista di Telecom Italia, potrebbe dunque essere un partner giusto per la società televisiva italiana dato che ormai la collaborazione tra operatori di Tlc e broadcaster televisivi sta diventando una strada obbligata.
E la Borsa approva. Il titolo Mediaset ieri è salito del 3,87% anche se Goldman Sachs ha tagliato il prezzo obiettivo da 5 a 4,7 euro per i costi del calcio che la società dovrà affrontare: 373 milioni per la Serie A e 690 per la Champions dal 2015.
Grandi manovre di Mauro Moretti a Finmeccanica: si comincia dal piano industriale. «Non sarà un aggiornamento del vecchio piano: sarà nuovo e innovativo e sarà pronto entro fine anno», dice il neo amministratore delegato. E aggiunge: «Ci stiamo lavorando. Ora stiamo preparando la semestrale sulla base della quale avremo ulteriori informazioni per impostarlo». E nelle stesse ore arriva la conferma da parte di Fitch del rating «BB+» a Finmeccanica, con outlook negativo. «La conferma è un fatto positivo - commenta Moretti - che dà tempo a Finmeccanica di varare il nuovo piano industriale».
Il passo successivo riguarda AnsaldoBreda: «C'è una data room aperta. Ci sono tante imprese che stanno a guardare, a fine luglio chiederemo di fare offerte concrete, così sapremo di cosa possiamo discutere, perchè fino ad ora ho visto poco e niente. AnsaldoBreda - conclude Moretti - è una cosa piccola per Finmeccanica, e forse questo problema è stato gonfiato troppo».
La cornice dell'intervento è un convegno sul trasporto aereo all'Enac, quindi Alitalia è il tema d'obbligo. «Le banche dovranno fare quello che nell'ottobre scorso non volevano, ovvero metterci i soldi», sostiene Moretti. Che non fa certo concessioni al politically correct: «Se si chiude la metà degli aeroporti - dichiara - sono contento perché a decidere deve essere il mercato». E aggiunge: «È una cosa scellerata se un'altra volta lo Stato interviene per mantenere in vita cose già morte». Così «pagano sempre i clienti e i contribuenti ma anche i lavoratori», precisa l'ad di Finmeccanica.
Novità in arrivo, intanto, sul fronte giudiziario: il pm Eugenio Fusco ha chiesto la condanna a sei anni di carcere per l'ex ad e presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, e a cinque anni per l'ex ad di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, nel processo in corso a Busto Arsizio (Varese) per corruzione internazionale. Il processo - che ricomincerà il 30 settembre, con l'intervento della difesa - riguarda presunte tangenti pagate dal gruppo per ottenere l'aggiudicazione di una commessa di 12 elicotteri Agusta Westland dal governo Indiano,un'operazione da 560 milioni.
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