Il tandem composto dall'ad Luigi Lovaglio (in foto) e dal presidente Nicola Maione continua a mettere a segno brillanti performance per il Monte dei Paschi, una banca che fino a due anni fa era considerata un problema e oggi è una risorsa del sistema finanziario nazionale. L'utile dei primi sei mesi di Mps è cresciuto dell'87% annuo a 1,16 miliardi di euro, sospinto dalla ritrovata redditività e da un beneficio fiscale di 453 milioni derivante dalle attività fiscali differite (Dta). A questo si accompagna una politica di remunerazione sempre più generosa. Il payout sul 2024 è stato alzato dal 50 al 75%, con la promessa di staccare 950 milioni di dividendi, 250 dei quali destinati al Tesoro (26,7%), se sarà ancora nella compagine sociale l'anno prossimo. La Borsa ha premiato la linea d'azione Lovaglio-Maione con un rialzo dell'8,7% in una giornata ancora condizionata dai pesanti cali della vigilia.
Come detto, le Dta sono un fattore determinante. La banca è in grado di contare su un notevole ammontare di questi oneri deducibili per effetto delle perdite accumulate negli anni della crisi. «Per la nostra banca le imposte sono un asset e questo varrà anche per i prossimi anni. Non sono un una tantum, ma una componente molto importante del nostro stato patrimoniale», ha spiegato Lovaglio nel corso della conference call sulla semestrale e sull'aggiornamento del piano, sottolineando che il totale fino al 2028 è stimato in 2,4 miliardi di euro. La rivalutazione delle Dta è stata determinata dal miglioramento delle stime del nuovo piano industriale, che vede l'utile prima delle tasse salire dagli 1,3 miliardi attesi quest'anno a 1,42 miliardi nel 2026 e a 1,66 miliardi nel 2028. Previsti investimenti in nuove tecnologie (IA inclusa) per 500 milioni e l'assunzione di 800 giovani, con competenze hi-tech.
Nel periodo 2025-2028 è atteso, infine, un flusso di cedole di 4,1 miliardi di euro, conservando oltre 2 miliardi di capitale in eccesso, pari a un Cet1 di oltre il 18 per cento. «Abbiamo molto capitale in eccesso, teniamo gli occhi bene aperti e se si dovessero presentare delle opportunità interessanti per aumentare la nostra base commissionale saremo pronti a coglierle», ha detto Lovaglio confermando che ora il Monte non è solo preda, ma potrebbe permettersi anche di fare il cacciatore, ovviamente di target non giganteschi.
E proprio l'M&A continua a tenere a tenere banco in vista del futuro disimpegno del Tesoro, previsto sia dagli impegni con la Commissione Ue che dal programma di dismissioni e privatizzazioni del governo. «Qualora ci fosse l'opportunità di incorporare la joint venture con Axa potrebbe avere un impatto positivo», ha specificato Lovaglio premettendo che un divorzio dai francesi non è sul tavolo (Deutsche Bank stimava il costo della rescissione in 700 milioni; ndr).
L'aggiornamento del piano, infine, prevede che i ricavi salgano in media dell'1,4% annuo, a 4,1 miliardi al 2028, con un aumento di 260 milioni delle commissioni, grazie a wealth management e protezione, che compenserà il calo di 79 milioni del margine di interesse.
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