I tempi stringono per scrivere il destino del Monte Paschi, una delle principali tessere del domino bancario di Piazza Affari. Ove non dovesse andare in porto il matrimonio con Unicredit, sponsorizzato dal ministero dell'Economia (primo socio di Mps col 64%), Rocca Salimbeni si prepara a ballare da sola. O almeno a provarci. È stato, infatti, convocato per il 17 dicembre il cda chiamato a esaminare il nuovo piano strategico e il fabbisogno patrimoniale «coerente con le ipotesi del piano». Il documento «costituisce il presupposto per l'avvio dell'interlocuzione» con la Commissione europea e, in questo modo, entro gennaio 2021, Mps sarà in grado di sottoporre alla Bce «il proprio capital plan comprensivo delle misure propedeutiche al necessario rafforzamento patrimoniale».
Tra shortfall di capitale (carenza di patrimonio rispetto ai requisiti di legge), perdite nette del gruppo (nei nove mesi il rosso è stato di 1,53 miliardi di euro) ed eventuali ulteriori svalutazioni di Npl, gli esperti stimano che Mps vada verso un aumento di almeno 2,5 miliardi, due volte l'attuale capitalizzazione di Borsa. L'eventuale ricapitalizzazione dovrà poi passare dall'approvazione dell'assemblea e, quindi, dal mercato con la chiusura dell'operazione che potrebbe slittare oltre il 31 marzo, scadenza delle linee guida per le moratorie Eba.
La partita per l'ennesimo salvataggio del Monte si gioca comunque a Roma dove, dopo lo stralcio di mercoledì, è rientrato in discussione il massimale per la trasformazione delle imposte attive differite (Dta) in crediti di imposta, i vantaggi fiscali promessi in caso di aggregazione.
Unicredit, in cui il Tesoro vorrebbe far confluire Mps, non avrebbe alcuna intenzione di scendere sotto i 3 miliardi per garantirsi la neutralità di capitale, mentre l'M5s li vorrebbe limitati a 500 milioni per fusione. Nel frattempo, Unicredit ha convocato un cda per il 10 dicembre, data in cui potrebbero emergere delle indicazioni sulla nomina del nuovo ad dopo l'addio di Jean Pierre Mustier. E ieri sera il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa ha sostanzialmente confermato di sperare nelle nozze Milano-Siena. «Adesso ci sono delle iniziative, ragioniamo anche con una logica di mercato, che vadano avanti. Giudicheremo», ha dichiarato.
Le integrazioni sono, comunque, una priorità strategica per il settore. Lo ha spiegato bene ieri il Group Ceo e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, artefice della fusione con Ubi che ha rivoluzionato il comparto bancario italiano.
«Ci sono diversi soggetti sul mercato che possono combinarsi tra di loro - ha sottolineato - e credo sia indispensabile che questo accada il primo possibile, perché quando ci sarà il round dei consolidamenti europei il nostro Paese dovrà disporre di 2 o 3 gruppi bancari forti che potranno posizionarsi in Europa come leader per favorire l'Italia nel contesto europeo». Priorità confermata anche dall'ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, che ha ribadito che Piazza Meda è pronta a un consolidamento. Che il mercato vede in direzione Bper.
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