Dal Superbonus al Pil: cosa c'è nella Nadef

Cresce il Pil italiano, cala il deficit: il rapporto del Nadef sorride all'Italia. Sul piatto, il mantenimento di alcune riforme come il Superbonus al 110%

Dal Superbonus al Pil: cosa c'è nella Nadef

In poco meno di un'ora, il governo ha discusso sulla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, il Nadef, che viene presentata alle Camere entro la fine del mese di settembre di ogni anno per aggiornare le previsioni che riguardano economia e finanza del prossimo futuro.

Quali sono le novità

Dal vertice sono emerse alcune novità molto attese dagli addetti del settore: una delle riforme più richieste, quella del Superbonus al 110% per i lavori edilizi, dovrebbe essere prorogata anche nel 2023. Secondo le prime indiscrezioni, infatti, l'esecutivo è pronto ad inserire nero su bianco il prosieguo con l'incentivo edilizio per le ristrutturazioni nelle note di aggiornamento del Nadef: da quel momento, poi, la proroga verrà inserita nella manovra di bilancio.

Cosa succede a Pil e salario minimo

Si fa sempre più probabile anche un dl collegato per il salario minimo. Sul fronte cassa tra il 2022 e il 2024 cc'è ottimismo sulla crescita, stimata in circa 6 punti di Pil "Il quadro migliore dell'economia si riflette sulla finanza pubblica, con un deficit più contenuto e un debito che diminuisce, si apre quindi uno spazio superiore per la Manovra di finanza pubblica perchè il Governo è determinato a continuare con un'azione di sostegno e a consolidare la crescita", ha affermato la sottosegretaria dell'Economia, Maria Cecilia Guerra, a ClassCnb. La Guerra ha aggiunto che con il Pnrr e le politiche di bilancio ci sarà una "manovrabilità diversa, per esempio sulle pensioni e si potrebbe anticipare anche un intervento sul cuneo fiscale, se non andrà in delega perchè da una parte o dall'altra sicuramente lo metteremo".

Rapporto Pil-deficit, l'Italia sorride

Oltre alle riforme previste, sorridono anche i numeri di aggiornamento riportati al Nadef: il Pil italiano sta registrando un +6% dal 4,5% della scorsa primavera, il deficit scende dall'11,8% al 9,5%. I numeri sono considerati "migliori" di quanto ci si aspettava mesi addietro e consentono margini di manovra importanti per la crescita: è per questo che si potranno spendere circa 18 miliardi di euro l'anno. Ancora nulla, invece, sulla riforma fiscale che dovrebbe essere affrontata dopo le amministrative. "L'entità della riduzione del deficit è cospicua - scrive in una nota il Cnel (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro), che domani poterà in assemblea un parere, ma sembra subordinata "a una ripresa robusta e duratura e alla conclusione delle misure restrittive varate per contrastare la pandemia. La contrazione del debito al momento non tiene ancora conto delle entrate derivanti dalle risorse straordinarie del Next generation Eu".

Quindi, il crollo del 2020 dovuto al Covid-19 è risultato, fortunatamente, inferiore alle previsioni, motivo per il quale non ci possiamo permettere una ripresa meno forte di quella prevista perché "non comporterebbe solo una revisione al ribasso delle previsioni, ma renderebbe necessari interventi di

policy che avrebbero un costo politico. Un primo tema di fondo riguarda quindi le modalità di uscita dalla fase pandemica e dalle politiche estremamente espansive nel corso dei prossimi trimestri", conclude la nota.

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