Non conosce soste la morìa delle imprese, nonostante le voci che vorrebbero vicina la fine della crisi. Nel 2013 in Italia hanno chiuso due imprese ogni sessanta minuti, per una media di 54 al giorno. Più di 370.000 imprese hanno dovuto chiudere nell'anno appena concluso, comunica Unioncamere nell'indagine di Movimprese, che fornisce le cifre dei dodici mesi che ci siamo lasciati alle spalle. Nel quadro di un bilancio essenzialmente stabile, il saldo totale è positivo (384.483 le nuove imprese nate nel 2013), ma il dato resta comunque il più basso dal 2004 ad oggi. I settori maggiormente colpiti sono stati l'edilizio, che ha perso 12.878 unità, quello manifatturiero (-5.929) e quello del magazzinaggio (-1.156). A cavarsela meglio sono stati invece commercio (+15.260) e alloggio e ristorazione (+11.618): significativo il dato che ha visto aumentare i numeri del comparto dei servizi di supporto alle imprese, che ha visto nascere nel 2013 ben 7.723 nuove imprese. Gravi difficoltà per il mondo della piccola imprenditoria e dell'artigianato: con la perdita di 27.893 imprese, il settore ha ceduto quasi due punti percentuali (-1,94%) sulla sua base produttiva, il dato peggiore in assoluto tra quelli analizzati quest'anno dall'analisi di Movimprese. Nel 2013 le imprese italiane registrate presso le camere di commercio erano 6.091.960, il dato più basso dal 2005. Dando uno sguardo alla cartina, si scopre che l'area del paese dove si sente più forte la crisi è il Nordest, mentre nel resto d'Italia i saldi tra aperture e chiusure sono generalmente positivi.
Particolarmente negativi i numeri relativi agli ultimi tre mesi dello scorso anno, che fanno segnare un nuovo record al ribasso, con 4257 fallimenti. Se comparato con il dato del 2012, si può constatare un aumento percentuale del 14%: una cifra che sale addirittura al 39% se si prende in esame il quarto trimestre del 2009.
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