Nhoa, l'assalto di Taiwan che dribbla il golden power

Ieri il gruppo Tcc ha depositato a Parigi il prospetto d'Opa. Violate le norme sulla governance imposte dal governo Draghi

Nhoa, l'assalto di Taiwan che dribbla il golden power
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Taiwan a testa bassa su Nhoa. Ieri il gruppo taiwanese Tcc ha formalizzato il deposito del prospetto per l'Opa totalitaria su Nhoa, un'eccellenza italiana nel mondo dello stoccaggio di energia rinnovabile (ricavi per 270 milioni, +58% di crescita nel primo trimestre 2024, 130 brevetti e 1.200 segreti industriali). Oltre a dover superare il vaglio dell'Autorité des Marchés Financiers (AMF), la Consob d'Oltralpe - Nhoa è quotata a Parigi - l'operazione sarà valutata nei minimi dettagli anche da Palazzo Chigi, soprattutto per quanto concerne il rispetto o meno di quanto pattuito nel 2021. Il governo, ai tempi guidato da Mario Draghi, subordinò il via libera a Tcc a rilevare la quota di maggioranza di Nhoa dalla utility francese Engie, a patto che rispettasse delle precise prescrizioni, tra cui l'obbligo di notifica in caso di cambi di governance. Così non è stato e il lancio dell'Opa su Nhoa, finalizzata al delisting, è l'ultimo atto di una serie di mosse che hanno aumentato la presa a tenaglia sulla società. In particolare, nell'estate del 2023 Tcc ha concluso un aumento di capitale fortemente diluitivo per gli azionisti di minoranza e all'inizio di quest'anno ha iniziato a operare profonde modifiche nella struttura di governo di Nhoa, inserendo nuovi manager taiwanesi nelle persone di An-Ping Chang e Yao-Hui Cheng, che sono stati dotati di poteri esecutivi superiori a quelli del management italiano. Parallelamente il mandato all'amministratore delegato Carlalberto Guglielminotti fondatore del gruppo e deus ex machina del percorso di crescita che ha portato alla quotazione di Nhoa è stato rinnovato per un solo anno rispetto ai tre canonici.

L'ingresso dei due manager taiwanesi è stato fatto passare sottotraccia da Tcc e comunicato al governo italiano a nomine già avvenute, senza alcuna notifica formale e soprattutto senza comunicare preventivamente a Roma i cambiamenti in termini di rapporti di forza nel management team. Adesso l'ufficio del Golden Power presso Palazzo Chigi vuole vederci chiaro, anche perché la legge conferisce a Roma il diritto di bloccare o imporre condizioni quando si tratta di aziende che operano in settori ritenuti strategici come quello energetico.

Gli ultimi sviluppi hanno visto Tcc cercare di gettare acqua sul fuoco per rassicurare circa la volontà di rafforzare la presenza e la capacità di crescita di Nhoa in Italia. Il piano del gruppo Tcc, che vede oltre il 70% dei propri interessi legati al business del cemento in Cina, è togliere Nhoa dalla Borsa per dispiegare appieno «il potenziale e il capitale umano di Nhoa in Italia senza le pressioni dei movimenti a breve termine nei mercati dei capitali». Dal prospetto d'Opa visionato dal Giornale, traspare il modus operandi molto sbrigativo di Tcc. Tutti i superamenti di soglie rilevanti effettuati, che hanno portato Tcc dal 60% acquisito nel 2021 all'88,87% dichiarato al momento dell'annuncio dell'Opa (13 giugno), sono stati sanati tardivamentecon un'unica comunicazione del 29 maggio 2024.

Tra gli elementi poco chiari dell'operato di Tcc ci sono anche i sospetti di conflitto d'interessi nella decisione di affidarsi a un super-comunicatore vicino allo staff del ministero di Pichetto Fratin, con l'intento di prevenire frizioni con il governo e perorare le ragioni dell'attempato patron di Tcc, Nelson Chang.

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