Il governo greco annuncia che non ripianerà il suo debito con il Fondo Monetario internazionale. L'ennesima puntata del braccio di ferro tra Atene e resto d'Europa minaccia la riapertura dei mercati di oggi. Che, fino a ora, non hanno però dato serio credito alle due minacce che continuano a incombere: un default sui titoli greci e soprattutto l'uscita del Paese dall'euro. Forse anche perché già nel 2012 Atene ha rifilato agli investitori un «haircut» del 50%, che non ha poi sconvolto più di tanto i listini. Vedremo oggi se si tratterà solo di un occasione per entrare in un mercato che resta rialzista grazie al Qe della Bce, oppure qualcosa di più. Di certo sono in molti, in Europa, a considerare gli annunci del governo Tsipras come tentativi di tenere sotto pressione i falchi che, in Germania come altrove, restano rigidi nel non concedere deroghe ai piani di austerità previsti per i greci.
Ora sembra che il governo di Atene non sarà in grado di pagare le rate del prestito del Fmi entro il 5 giugno perchè non ha i soldi per farlo. «Le quattro rate per l'Fmi - ha detto in tv il ministro dell'Interno Nikos Voutsis - a giugno ammontano a 1,6 miliardi. Questo denaro non sarà versato, perché non c'è». Parole nette che accrescono l'ansia attorno al dossier greco.
E mentre sul fronte europeo, dalla Commissione, alla Bce, ai grandi creditori, si continua a lavorare per un compromesso, soprattutto sul piano delle riforme, tra Atene e il Fondo si registra un pericoloso impasse. Secondo molti osservatori, se la Grecia non fosse nell'Eurozona, con questa esposizione nei confronti del Fondo avrebbe già fatto la fine dell'Argentina: default e titoli fuori dal mercato per anni. Ma lo scenario è diverso e in gioco c'è la Grexit, l'uscita dall'euro con conseguenze inedite. Non a caso il ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis, in un'intervista alla Bbc, ha parlato chiaro e minaccioso: «L'uscita della Grecia dalla moneta unica sarebbe l'inizio della fine per il progetto dell'euro. Se ci si trova in un'unione monetaria uscirne è catastrofico». Quasi come dire che siamo tutti nella stessa barca. E che nessuno possa pensare di risolvere il problema greco facendo pagare il prezzo di un accordo al solo governo di Atene. «Una volta che si mette nella testa degli investitori che l'euro non è indivisibile - ha aggiunto - è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi. La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi li abbiamo incontrati a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell'ultimo quarto del cammino». Insomma, ancora il braccio di ferro che estenuante va avanti da mesi, con Atene che ripete di non poter più accettare altre politiche di austerità, e chiede più tempo. E i suoi interlocutori che spingono per ottenere fatti concreti.
Tuttavia, il tempo stringe sul serio: la settimana prossima il governo è chiamato a pagare salari e pensioni, quella dopo era prevista la
restituzione dei soldi al Fmi. Mercoledì il premier Tsipras va a Bruxelles per un'audizione al Parlamento. Quindi giovedì e venerdì occhi puntati a Dresda, dove si riunisce il G7 economico che riunisce i grandi creditori di Atene.
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