Dal nuovo Fondo di Garanzia più credito per le pmi italiane

Come noto, a luglio 2022 è iniziata la stretta monetaria. A farne maggiormente le spese le imprese e in modo più invasivo quelle medie e piccole

Dal nuovo Fondo di Garanzia più credito per le pmi italiane
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Come noto, a luglio 2022 è iniziata la stretta monetaria. A farne maggiormente le spese le imprese e in modo più invasivo quelle medie e piccole. Una stretta asfissiante. Che ha avuto una ricaduta pesante sul credito. La conferma viene dai numeri. Leggo che nel 2023 le realtà imprenditoriali più contenute hanno patito un incremento di 7,4 miliardi di euro del costo del credito e una contrazione del 6,3% dei prestiti. Ciò ha determinato una brusca frenata (2,7%) a proposito di investimenti in macchinari e impianti. Cioè in quell'attività fondamentale per mantenere alto il livello competitivo.

Insomma, mai va in soffitta la fulminante espressione di Mark Twain: le banche ti prestano l'ombrello quando c'è il sole e ne pretendono la restituzione alla prima pioggerellina. Che il rapporto fra imprese e istituti di credito sia storicamente complicato va da sé. Tuttavia, i soggetti trainanti l'economia reale, da quel dì sono in attesa di riforme che aprano - in materia di credito - opportunità diverse. Adesso, finalmente, una prima novità. Si tratta della riforma del Fondo di Garanzia e questo passaggio dovrebbe generare più credito per l'universo delle pmi. E così venire incontro a imprenditori che hanno idee, desideri ed entusiasmo per far crescere la propria azienda e dare solidità e prospettiva alle maestranze.

Entrato in vigore il primo gennaio, il Fondo di Garanzia per le pmi durerà per tutto il 2024.

In questo modo viene a crescere il plafond a disposizione per ogni impresa, amplia la platea delle realtà imprenditoriali che possono accedere alla garanzia, introduce la pratica della gratuità per le cosiddette micro imprese e, infine, promuove nuove percentuali di copertura. Una buona notizia, anche in attesa del taglio ai tassi d'interesse promesso dalla Bce. E alle buone notizie è sempre conveniente dare credito.

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