Diversificazione e shopping premiano Ferrero che, nell'anno del Covid e del crollo delle vendite di cioccolata, chiude l'esercizio (al 31 agosto 2020) in crescita. La società di Alba ha infatti registrato 12,3 miliardi di vendite in aumento del 7,8% rispetto ad agosto 2019 (+1,5% a perimetro costante), ha investito 619 milioni e aumentato l'organico di quasi mille dipendenti. A sostenere i ricavi hanno concorso la crescita registrata negli Usa, in Germania, in Francia e in Italia, il lancio di nuovi prodotti come i Nutella Biscuits e l'integrazione delle attività rilevate, tra l'altro, da Kellogg Company che hanno allargato il perimetro dei prodotti.
Negli ultimi cinque anni il gruppo dolciario piemontese ha cambiato volto grazie alla campagna acquisti voluta da Giovanni Ferrero, succeduto alla guida dell'azienda nel 2015, e con un obiettivo ben chiaro: raggiungere entro il 2027 i 20 miliardi di euro di fatturato.
Fino al 2015 la strategia della Ferrero era stata focalizzata sulla esportazione nei supermercati di tutto il mondo di blockbuster come Nutella, Ferrero Roche, Kinder e Tic-Tac, con una forte componente nell'ambito dei prodotti a base di cioccolato. La svolta ha portato il gruppo dolciario ad acquistare in modo oculato prodotti da rilanciare e brand finiti in secondo piano all'interno dei gruppi di provenienza che, abbinati ai punti di forza dell'azienda, innovazione, qualità e attenzione alle materie prime, sono stati in grado di posizionare la Ferrero in nuove redditizie nicchie del mercato dolciario come biscotti, snack healthy e gelati.
L'elenco è lungo. La prima operazione risale al 2015 quando Ferrero era riuscita a rilevare, per 145 milioni di euro, la cioccolateria inglese Thorntons, seguita un anno dopo dall'azienda di biscotti belga Delacre; nel 2017 è stata la volta delle americane Fannie May (per 98 milioni di euro) e Ferrara Candy Company (per 1,1 miliardi) e nel 2018 delle attività americane di Nestlè per 2,4 miliardi. Nel 2019 Ferrero rileva poi alcune attività di Kellogg Company, la quota di maggioranza della spagnola Ice Cream Factory Comaker e la danese Kelsen Group, mentre nel 2020 acquista i biscotti inglesi Fox e di Eat Natural. E potrebbe non essere finita qui per il gruppo fondato nel 1946 da Pietro Ferrero che, di anno in anno, allarga i confini del proprio impero e aumenta le risorse della famiglia. Secondo i calcoli di Forbes, Giovanni Ferrero può contare su un patrimonio di 22,6 miliardi che lo rende l'uomo più ricco di Italia davanti persino al patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio.
Non è un caso che, in un periodo di profondi cambiamenti come quello attuale, il nome delle due famiglie più ricche di Italia sia stato abbinato nelle ricostruzioni delle maggiori partite finanziarie che attraversano Piazza Affari.
Finora, tuttavia, senza alcun riscontro considerando che la sola partecipazione salottiera detenuta storicamente dai Ferrero è quella in Mediobanca in cui la famiglia detiene lo 0,66% del capitale dal 2004 e da sempre siede nel patto. La voglia di shopping, almeno per ora, si limita al business dolciario. Ma mai dire mai.
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