Orcel sfida Intesa Sanpaolo. "Unicredit vuole batterla"

L'ad del gruppo: "Loro più grandi, ma noi cresceremo ancora molto". E Barclays spunta in Commerz col 16%

Orcel sfida Intesa Sanpaolo. "Unicredit vuole batterla"
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Le parole perentorie di Carlo Messina («L'Italia è Intesa Sanpaolo») hanno destato, com'era evidente, l'attenzione del banchiere-rivale Andrea Orcel (in foto a sinistra), che ieri è tornato sulla crescente contrapposizione tra le due maggiori banche italiane. «Credo che abbiamo modelli di business e ambizioni simili, ma anche diversi. Intesa ha un modello molto focalizzato sul nostro Paese, mentre il nostro modello è molto più internazionale», ha spiegato l'ad di Unicredit a margine della presentazione della partnership con Ferrari.

Orcel ha alternato carezze («Intesa è un'eccellenza in quel che fa») a proclami di sfida veri e propri: «Ci rendiamo conto che c'è un leader più grande di noi, che vogliamo sfidare e cercare di batterlo, anche se non abbiamo le dimensioni che hanno loro in questo Paese». In questa direzione va chiaramente l'assalto al fortino di Banco Bpm, su cui Unicredit ha lanciato un'Offerta pubblica di scambio.

Il banchiere romano ha anche fatto riferimento alle ambizioni di forte crescita, implicitamente rispondendo al numero uno di Intesa che si era detto pronto a rafforzarsi approfittando della «distrazione» delle altre banche in attività di M&A. «La fiducia è stato il valore maggiore che ci ha catapultato in avanti e sarà lo stesso nei prossimi 3-4 anni durante i quali contiamo di sorprendere ancora con i nostri risultati». L'istituto di Piazza Gae Aulenti, stando alle stime di consensus, dovrebbe aver chiuso il 2024 con profitti netti per quasi 9,2 miliardi, mentre Intesa ha un obiettivo di utile a 8,5 miliardi per poi accelerare a 9 miliardi nel biennio 2025-26. Dal canto suo, Intesa Sanpaolo sotto la guida di Carlo Messina (in foto a destra) ha raggiunto la vetta europea per valore di mercato (quasi 73 miliardi rispetto ai 64 miliardi di Unicredit).

Orcel non ha mancato di punzecchiare l'Unione Europea che «passa troppo tempo a esasperare le diversità e troppo poco tempo a unirsi per creare un blocco economico che crei opportunità per tutti». E proprio ieri è emerso che la possibile aggregazione tra Unicredit e Commerzbank è stata oggetto di discussione tra i ministri delle Finanze riuniti nell'Eurogruppo in quanto è vista come una «prova del nove» per l'Unione Bancaria. Intanto, tra gli azionisti forti della banca tedesca nel mirino di Unicredit è spuntata Barclays con una quota complessiva del 16%, di cui 7,72% in azioni fisiche e l'8,33% in strumenti finanziari. Non si tratta di una partecipazione «finalizzata all'attuazione di alcun obiettivo strategico di Barclays in relazione a Commerzbank né al conseguimento di profitti di negoziazione da un investimento finanziario in Commerzbank», spiega la casa d'affari britannica, il cui nome era già emerso come una delle grandi banche d'investimento che hanno spalleggiato Unicredit nella costruzione della quota del 28% in Commerzbank, che per il 9,5% è una partecipazione diretta da parte della banca italiana e per il resto è composta da strumenti total return swap con banche internazionali.

Sul mercato è quindi subito parso più che probabile che le quote della seconda maggiore banca tedesca in mano a Barclays potrebbero far riferimento alle operazioni in derivati che l'istituto britannico ha stipulato nei mesi scorsi con Unicredit.

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