Si è trasformata in una rotta, il progetto di conquista della Svizzera lanciato dal gruppo Ovs nel settembre 2016 rilevando, in cordata con altri investitori, circa 300 negozi della storica catena di abbigliamento Charles Vögele distribuiti tra la stessa Confederazione, la Germania, l'Austria, la Slovenia e l'Ungheria. Nel dettaglio, l'operazione era passata attraverso un'Opa, che ha portato Ovs al 35% della società veicolo Sempione Retail Ag.
Poco meno di due anni dopo quel blitz è però finito in una richiesta di procedura concorsuale per Sempione a causa delle crescenti difficoltà della ex Vögele in Svizzera (circa 130 i negozi esistenti). La domanda è stata già accolta dal tribunale, che evita così il fallimento per l'avamposto di Ovs tra i Cantoni.
«Rivolteremo Vögele come un calzino», aveva tuonato la nuova proprietà alla conclusione dell'Opa. A dire il vero la situazione sul mercato svizzero si era mostrata quasi subito più difficile rispetto a quanto sperato dal gruppo di Stefano Beraldo. Complice uno shopping online che sta conquistando sempre più anche i consumatori svizzeri. Il passo falso sulla ex Charles Vögele pesa comunque per circa 110 milioni in termini di fatturato per Ovs rispetto agli 1,5 miliardi (+12%) dell'esercizio 2017/2018 (il bilancio termina il 31 gennaio). Il gruppo di Beraldo ha già spesato circa 35 milioni per svalutare il valore della propria esposizione su Sempione e stima ora altri 18 milioni di crediti a rischio: i negozi ex Charles Vögele hanno progressivamente adottato la insegna Ovs e ne vendevano le collezioni.
I segnali di difficoltà di susseguivano comunque da tempo e al posto di aumentare gli addetti come inizialmente prospettato, Sempione-Ovs aveva provato a dare una sforbiciata sia agli addetti sia alle spese nel tentativo di rendere l'affare sostenibile. La spending review non è però stata sufficiente, non lasciando così altra soluzione che appunto l'avvio del concordato pochi giorni fa. Ora, molto probabilmente, non resta che cercare di monetizzare il meglio possibile le rimanenze in magazzino.
Già in fermento i sindacati per un flop che - dicono - impatterà su circa 1.150 addetti. Venerdì scorso in Piazza Affari, Ovs ha chiuso in recupero del 3% circa a 3,10 euro, ma solo un mese prima il titolo veleggiava ancora intorno ai 5 euro.MR
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