Pagamenti elettronici. Cosa sono, come comportarsi e a cosa fare attenzione

Gli strumenti per i pagamenti elettronici sono usati quotidianamente e questo comporta doveri e diritti. Ecco quello che c’è da sapere per gestirli al meglio

Pagamenti elettronici. Cosa sono, come comportarsi e a cosa fare attenzione

I pagamenti elettronici fanno parte della quotidianità e non sono usati soltanto per gli acquisti effettuati online. Vi si fa ricorso per pagare pedaggi stradali, parcheggi, noleggi e, più in generale, per gli acquisti in qualsiasi negozio fisico. Un comportamento questo che dovrebbe radicarsi sempre di più, considerando che lo scorso 30 giugno è stato introdotto l’obbligo per i commercianti di accettare pagamenti tramite Pos. Un obbligo che coincide con il diritto dei consumatori di pagare elettronicamente ogni acquisto, anche un caffè.

Diversi metodi di pagamenti elettronici e diversi intermediari

I mezzi per i pagamenti elettronici sono molteplici e assumono nuove forme. Oltre ai classici che qui andiamo ad approfondire, sono apparse diverse altre modalità di pagamento immediato, quei portafogli digitali promossi dai big della tecnologia, tra i quali figurano Google Pay, Apple Pay e altri ancora e che, in ogni caso, si appoggiano agli strumenti di pagamento tradizionali, quali carte di debito o di credito.

Non c’è uno strumento migliore di un altro, i più diffusi sono le carte di credito, quelle di debito e le carte prepagate. Quando si acquista online si possono usare anche "portafogli elettronici", bonifici e sistemi di addebiti diretti su conto corrente o carta di credito.

Il principio secondo cui il cliente decide come pagare è vero ma perfettibile, è meglio dire che il cliente è libero di scegliere tra i mezzi di pagamento accettati dal venditore. E questo può in qualche caso generare problemi, giacché può succedere che un commerciante applichi al cliente un sovrapprezzo se questo intende pagare con bancomat o carta di credito. Si tratta di una pratica scorretta, così come stabilito dall’articolo 62 del decreto legislativo 21/2014 che corregge il corrispondente articolo del Codice del consumo. Il commerciante che agisce in questo modo può essere passibile di sanzioni e questa è una norma che si applica tanto ai negozi fisici quanto ai merchant online.

Nell’ambito dei circuiti dei pagamenti elettronici ci si può imbattere in terminologie che possono apparire poco chiare e alle quali è bene dare un senso: il “convenzionatore” è il soggetto che fornisce il Pos al negoziante, l’emittente è invece l’ente che emette la carta. Il circuito di pagamento, che unisce convenzionatore ed emittente, definisce il funzionamento del procedimento che regola le transazioni e, in alcuni casi, i tre diversi soggetti (convenzionatore, emittente e gestore del circuito di pagamento) coincidono.

I problemi a cui si può andare incontro e il chargeback

Nel caso in cui insorga un qualsiasi problema, che vada da un’operazione anomala a un contenzioso che nasce da un addebito inesatto, per esempio un importo più alto di quello pattuito in fase di conclusione di un acquisto, occorre interloquire con il soggetto adatto che, nella fattispecie, è:

  • Per acquisti fatti mediante carta di debito o credito, l’emittente della carta. Questo vale anche per le operazioni effettuate mediante portafogli elettronici che si appoggiano a una carta
  • Per transazioni effettuate mediante addebito diretto o bonifico, l’istituto di credito presso il quale è aperto il conto

Può succedere anche che, al momento in cui si effettua una transazione, il Pos si blocchi. In questi casi vale la pena attendere qualche minuto prima di riprovare, al fine di evitare doppi addebiti. Nel dubbio è opportuno contattare il servizio clienti, il cui numero di telefono è di norma stampigliato sul retro della carta medesima.

Ci sono leggi che tutelano il rapporto tra istituti di credito o finanziari e clienti, i quali possono presentare reclami entro 13 mesi, circostanziandoli anche per mezzo di una semplice email, per esempio a fronte di movimenti anomali sui rispettivi conti correnti. Sono procedure previste dalla legge e prevedono che l’intermediario risponda entro 15 giorni lavorativi o, se impossibilitato a farlo, dica al cliente per quale motivo necessita un periodo più lungo per tentare di redimere il contenzioso, comunicandogli anche la data entro cui si pronuncerà, termine che non può comunque eccedere i 35 giorni lavorativi. Se non ottiene soddisfazione, il cliente può rivolgersi all’Arbitrato bancario finanziario o alla Banca d’Italia.

In aggiunta a ciò, i circuiti di pagamento elettronici prevedono di norma il cargeback, termine ereditato dall’inglese che in italiano significa rimborso. Si tratta di una prerogativa offerta da molti intermediari che però dettano ognuno per sé termini e logiche di rimborso. Può essere un iter lento e prevede che il cliente rientri in possesso di somme che gli sono state indebitamente addebitate su carta di credito, debito o prepagata. Un sistema di tutela dei consumatori che non va confuso con le leggi vigenti e che può essere assoggettato a costi.

Controllare la situazione

I mezzi di pagamento elettronici possono restituire una visione distorta della situazione economica del consumatore, soprattutto quando si usa una carta di credito. È bene tenere sotto controllo la situazione consultando con regolarità gli estratti conto di ogni carta, un atteggiamento utile anche per accorgersi in tempi rapidi di eventuali addebiti sospetti.

I sistemi di SMS alert sono utili. Ogni volta in cui viene effettuata un’operazione il titolare della carta viene avvisato, anche questo servizio è utile per prevenire le transazioni non autorizzate. Allo stesso modo è bene fare uso dei portali web o delle app per dispositivi mobili che gli istituti di credito mettono a disposizione dei clienti.

È anche opportuno controllare periodicamente di essere in possesso delle proprie carte di debito o credito, perché un annuncio di smarrimento tardivo può coincidere con la perdita del diritto di

rimborso in caso di uso anomalo.

I bonifici per gli acquisti sono metodi di pagamento che rischiano di essere superati perché poco pratici e perché sono soggetti a commissioni che non sono applicate a chi paga con una carta.

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