Il conto alla rovescia per archiviare la manovra e chiudere la legge di Bilancio 2020 è ufficialmente partito, anche se le opposizioni sono già sul piede di guerra per quella che secondo loro rappresenta una “forzatura inaccettabile”.
Calendario alla mano, infatti, la fiducia sulla manovra sarà posta alla Camera domani, mentre per lunedì è atteso il voto. Il governo giallorosso deve fare in fretta, sia per rientrare nei tempi sia, soprattutto, per evitare l'esercizio provvisorio. L'obiettivo principale di Conte, come ha più volte sottolineato lo stesso premier, è chiudere la partita manovra e passare alla cosiddetta Agenda 2020. L'intenzione, insomma, è lavorare al più presto su una serie di riforme da discutere, a partire da gennaio, con tutta la maggioranza.
Il progetto dei giallorossi, in altre parole, è “riaccendere l'economia”, come ha dichiarato il leader Pd, Nicola Zingaretti. Eppure, le tematiche di battaglia dell'esecutivo - dallo sviluppo green alla rivoluzione digitale, dagli investimenti pubblici alla politica industriale – cozzano (o andranno comunque a scontrarsi molto presto) con le conseguenze della manovra.
Come spiega Il Corriere della Sera, non appena la legge di Bilancio viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale i vari ministeri e la presidenza del Consiglio devono attuare i numerosi decreti contenuti nella manovra. Se l'anno scorso erano 161, quest'anno il loro numero è sceso a 74. Eppure, tra modifiche e contro modifiche, le forze in campo dovranno fare i conti con un testo composto da 19 articoli, più o meno mille commi e 452 pagine. Insomma, un vero e proprio mattone che contiene, tra l'altro, un nodo spinosissimo.
Misure senza regole
Già, perché la manovra contiene numerose misure che non scatteranno subito a gennaio, bensì nei prossimi mesi. Gli esempi più eclatanti per spiegare il paradosso sono il taglio del cuneo fiscale e il bonus Befana. Per quanto riguarda il primo, la legge di Bilancio istituisce, con il comma 7 dell'articolo 1, un “Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti” e prevede lo stanziamento di 3 miliardi per il 2020 e 5 per il 2021. Qual è il problema? Che l'iter è scritto nero su bianco. Ma le regole che dovrebbero spiegare come sarà realizzato l'alleggerimento delle tasse non ci sono ancora. Il tutto è infatti rinviato ad “appositi provvedimenti normativi”. Le risorse non ci sono e quindi il suddetto taglio non potrà partire prima di luglio. Questo significa che l'esecutivo, anziché pensare alla sua Agenda 2020, dovrà scandagliare le varie ipotesi presenti sul tavolo per capire come realizzare questa e altre misure.
Un discorso simile al taglio del cuneo fiscale può infatti essere esteso anche al cashback. Il meccanismo di rimborso sugli acquisti effettuati mediante moneta elettronica deve ancora essere ancora disciplinato, così come il bonus Befana, che a partire dal gennaio 2021 dovrebbe "premiare" chi ha utilizzato carte e bancomat nel corso del 2020. Senza poi considerare la lotteria degli scontrini.
Insomma, il governo
avrà giorni e notti impegnate per un bel po' di mesi. A queste condizioni - appare ovvio e scontato - i giallorossi non potranno affatto dedicarsi al fantomatico piano volto a “riaccendere l'economia” del Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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